Risultato positivo ma non entusiasmante. Confindustria Piemonte conferma la debolezza del comparto manifatturiero nelle previsioni per il primo trimestre 2020.
Gallina: “È più che mai necessario guardare oltre l’emergenza di brevissimo periodo».
Accordo raggiunto per la salvaguardia dei posti di lavoro alla Mahle. Nessun licenziamento per i 452 lavoratori dell’azienda tedesca che aveva annunciato nei mesi scorsi la volontà di attuare un piano di chiusura dei due stabilimenti piemontesi di Saluzzo e La Loggia, con il conseguente licenziamento dei lavoratori. Grazie all’accordo raggiunto al tavolo del Mise, i 209 dipendenti dello stabilimento di Saluzzo e i 243 della sede di La Loggia andranno in cassa integrazione per cessazione e reindustrializzazione dell’azienda. Un accordo che vede Regione Piemonte in prima fila nell’avvio di politiche attive che prevedono l’applicazione di incentivi alle imprese intenzionate a rilevare gli stabilimenti piemontesi della multinazionale.
La soluzione adottata ha raccolto i consensi di tutti gli attori coinvolti, dalle parti sociali ai vertici istituzionali: “Si tratta di un risultato importante che ci dà il tempo e gli ammortizzatori per gestire la situazione e approfondire le strade per dare un futuro ai due stabilimenti di Saluzzo e La Loggia e a tutti i lavoratori”, ha commentato il Presidente della Regione Alberto Cirio.
Un risultato positivo, ma che non soddisfa se inquadrato nel più ampio scenario di crisi manifatturiera che sta investendo il Piemonte e che lascia ancora aperte sul tavolo diverse vertenze, tra cui quelle dell’ex Embraco, Comitel e Lear, che tradotte in numeri significano oltre 3mila lavoratori per i quali si prospetta un futuro occupazionale estremamente incerto.
Il quadro generale di incertezza è confermato anche dai dati congiunturali di Confindustria Piemonte, che segnano un andamento negativo del comparto manifatturiero che si protrae da ormai cinque trimestri, con il settore automotive a fare da zavorra.
Secondo le previsioni delle imprese piemontesi per il primo trimestre 2020, il clima di fiducia peggiora ulteriormente in rapporto alle precedenti rilevazioni. Nel comparto manifatturiero in particolare, rileva il tono sfavorevole delle aspettative su produzione e ordini, con indicatori al di sotto del punto di equilibrio tra previsioni di crescita e di contrazione dell’attività, in peggioramento di qualche punto rispetto all’ultimo trimestre. Rallentano anche le attese sull’export, che passano da – 0,1% a – 1,2%, e peggiora ulteriormente la redditività. Negative anche le previsioni sull’occupazione, il cui saldo passa da +2,1% a -0,8%. Coerentemente con l’indebolimento delle proiezioni sull’occupazione, in salita il ricorso alla CIG seppur lontano dai livelli raggiunti durante le fasi di crisi, tuttavia è significativo che negli ultimi dodici mesi sia raddoppiata la percentuale delle aziende che prevedono di farne ricorso. Relativamente confortante, almeno, è la tenuta di tre indicatori a consuntivo così come il tasso di utilizzo degli impianti che rimane attestato su livelli elevati. La quota di imprese con significativi programmi di investimento, sebbene non elevata in prospettiva storica, non diminuisce in misura rilevante, come era accaduto in precedenti fasi recessive.
Una situazione da non sottovalutare, ribadisce il Presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli: “Il nostro sondaggio di dicembre accentua le preoccupazioni per la tenuta del settore manifatturiero piemontese, che avevamo già espresso nei mesi scorsi – ha commentato – soprattutto perché anche nei prossimi mesi il contesto in cui le nostre imprese dovranno muoversi non sarà favorevole. Incertezze globali, come quelle derivanti dalle crescenti pressioni protezionistiche, si intrecciano a elementi più specifici che interessano da vicino il nostro Paese e la nostra regione: primo tra tutti, le dinamiche, ancora difficilmente valutabili, del settore automotive».
Dello stesso avviso anche il Presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, che mette l’accento sulla necessità di avviare una seria politica industriale di lungo raggio che punti al rilancio economico: “Le difficoltà della nostra manifattura non sono transitorie – ha evidenziato – È importante mettere in campo tutti gli strumenti di politica industriale per rilanciare la crescita. Purtroppo non è questa l’impostazione della manovra di bilancio appena approvata, che contiene un coacervo di provvedimenti slegati e spesso con un connotato più o meno anti-industriale”. Aggiungendo che: “A mancare, soprattutto, è una qualunque visione di medio periodo sulle priorità di sviluppo, in un momento in cui è più che mai necessario guardare oltre l’emergenza di brevissimo periodo”.