“Senza fondi per la ricerca il Paese muore”. Non ci va leggero il rettore Elio Franzini che ha aperto l’anno accademico dell’Università Statale di Milano. “Senza fondi per la ricerca, la didattica, il diritto allo studio, l’internazionalizzazione, il progresso e l’innovazione, non è la singola università che muore, ma un Paese, che diventa asfittico, chiuso in dispute talmente ridicole da non meritare neppure la definizione di ideologie. Non dobbiamo avere paura – docenti, personale, studenti – nel ribadire ogni ora, con forza, disperazione, passione, la nostra funzione, malgrado l’oblio che l’avvolge”.
L’accusa è profonda e coinvolge i problemi intrinseci di un paese in deficit di futuro. Prima che economico, valoriale. Prima che demografico, antropologico. Le due grandi manovre di questa legislatura, in senso tecnico, dal 2018, sono due misure che sacrificano il domani all’oggi. Pensioni più magre per più persone. Ma subito. Meno lavoro, più oneri, ma un sussidio immediato. Per single. Le famiglie, soprattutto se numerose sono escluse. Ecco, in questo quadro, si assumono i precari della scuola, ma non si danno fondi per la ricerca.
“Non si possono presentare facili soluzioni, ma quel che forse manca oggi alla politica della scienza, travolta da istanze pseudoscientifiche o alla ricerca di pseudoinnovazioni o di miracolose ricette, è la capacità di comprendere che libertà e strategia sono conquiste che l’università non può ottenere da sola. Nella sconfortante ultima legge di bilancio, dove la parola università è pressoché assente, dove non è dedicata a essa un solo pensiero e una sola strategia, è stata minata, con il silenzio, la nostra libertà”.
E l’altro deficit, morale prima di tutto, è quello della Verità. Ricercare è, prima che speranza di trovare soluzione, tensione al Vero. Qualcosa che nel paese della comunicazione sopra tutto non è più così rilevante. Se poi consideriamo l’ostilità dell’azionista di maggioranza della coalizione per scienza e tecnica (si i Cinque Stelle hanno un problema ancora ben attuale con la tecnologia) il cerchio si chiude. Dalle case stampate in 3D all’Hyperloop la ricerca Universitaria, così lenta e metodica è vista come inadeguata. Perché cercare una cura per un particolare tipo di tumore, e solo quello, su base genetica quando l’acqua alcalina fa miracoli e li cura tutti?
Domande senza risposte, Università senza soldi e uno stato senza futuro. Come dire, la catena delle uguaglianze che non si può rompere.