“Ci sono sessanta giorni di tempo per presentare osservazioni all’atto adottato dalla Commissione Europea: dobbiamo far valere a Bruxelles le preoccupazioni dei risicoltori, non solo italiani, cercando di coinvolgere anche altri Paesi” Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore si riferisce alla vicenda legata ai dazi alla Birmania. Paese che l’Europa stessa ritiene a forte rischio dumping e comunque fortemente carente in tema di diritti umani e dei lavoratori. Tranne quando produce riso. In quel caso diviene un modello di ecosostenibilità, vince il premio per le relazioni sindacali e si tramuta improvvisamente in una perfetta economia di mercato. Non si vede perché, altrimenti, la Commissione abbia deciso che il riso sia immune ai dazi.
“Formalmente la motivazione di una tale scelta – spiega Greppi – è legata alla clausola di salvaguardia varata dalla Commissione europea lo scorso anno e valida per un periodo di tre anni, che però riguarda solo una tipologia, il riso Indica lavorato dalla Cambogia. Ad aggravare la situazione c’è poi il fatto che contro questa decisione pende anche un ricorso presentato dalla Cambogia, il sui esito è ancora un’incognita”. In sostanza, il problema è che ormai il riso più economico proveniente dall’Asia sta causando un crollo dei prezzi. Qui. Ma i costi occulti in Birmania portano a morti per inquinamento, distruzione delle foreste e danni non sempre reversibili per l’ambiente.
Parliamo comunque di un paese che, da fonti governative dichiara di avere un problema crescente di abuso di pesticidi. Oltre a note contaminazioni dell’acqua di metalli pesanti ed altri inquinanti estremamente dannosi. Certo, a condizioni simili piantare riso a costo irrisorio diventa più facile. Ma non è minimamente sostenibile. Se abbiamo deciso di adottare un’agenda verde, a pagare devono essere gli inquinatori. E se non è possibile ottenerlo, almeno annulliamo i vantaggi illeciti che ricavano dalla loro attività.
Una frase abusata nel cinema poliziesco è che il crimine non paga. Forse dovremmo applicare la medesima massima e con maggiore convinzione all’inquinamento. Per cui il riso può essere amaro, ma non può essere letale. Né per l’uomo né per la natura.