L’Italia ha sempre fatto fatica nel facilitare il business delle proprie imprese rispetto ad altri paesi. Tuttavia da qualche tempo anche gli imprenditori più ottimisti cominciano a mostrare poca pazienza nei confronti di un sistema bloccato e di una politica poco efficace. Un sentimento rafforzato da molteplici segnali economici: una congiuntura molto debole e le stime a ribasso del Pil a cui si aggiungono le brutte performance dei livelli produttivi e dell’occupazione. Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, in occasione del 26° congresso Assiom Forex (Associazione Operatori Mercati Finanziari) tenutosi a Brescia pochi giorni fa, ha definito il quarto trimestre del 2019 «pessimo» e si augura in una ripresa in questo primo trimestre del 2020, nonostante l’incerto contesto internazionale rallentato ulteriormente dalla paura per il Coronavirus. Di pochi giorni fa è la decisione dei vertici di Volkswagen di rinviare l’apertura degli stabilimenti cinesi: troppo alto il timore di una diffusione.
Sul versante nazionale il ministro Gualtieri si è recentemente proclamato soddisfatto che il calo dello spread nel 2019 abbiamo portato risparmi per 3 miliardi di euro. Un’affermazione che non convince perché si ha la continua impressione che il governo giochi al ribasso quando si tratta delle possibilità di dare una spinta al sistema-paese. Cresce nel frattempo l’apprensione anche tra gli imprenditori lombardi. Sempre alla conferenza di Assiom Forex, il presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti ha lanciato l’allarme: anche la «locomotiva d’Italia» sta perdendo competitività. Le soluzioni indicate da Bonometti sono punti caldi da molto tempo: ristabilire la fiducia per attrarre investitori, creare certezze, fornire una prospettiva sul futuro a chi fa impresa, snellire le procedure ed evitare ogni ulteriore complicazione normativa.
Gli imprenditori hanno per natura un animo capace di guardare aldilà delle contingenze, di buttare il cuore oltre l’ostacolo per realizzare i propri obiettivi. Ma questo spirito da solo non basta, serve un contesto che favorisca l’emergere e lo sviluppo di questa tensione a crescere. Le istituzioni nel frattempo si complimentano per il calo dello spread da una parte e si rallegrano per le conseguenze positive del Reddito di Cittadinanza dall’altra, una misura che ha un impatto previsto dello 0,1% sul Pil e costa lo 0,4% del Pil. Un passo in avanti e quattro indietro.
Simone Fausti