In tempi in cui la parità di genere appare uno degli argomenti portanti del discorso pubblico, la storia di Valeria De Cicco e del suo successo imprenditoriale nel mondo dei commercialisti può essere di grande ispirazione per tutte. E per tutti.
Parlaci un po’ di te, come hai iniziato?
Appena laureata, anzi già l’ultimo anno, ho maturato il desiderio di una attività professionale. Ho studiato economia e commercio alla Universita’ Cattolica di Milano.Appena laureata sono entrata nello studio associato di KPMG. Pur avendo un papà commercialista ho voluto intraprendere l’attività di praticante non nello studio di famiglia ma in una realtà nuova Sottraendomi all’alibi della struttura di famiglia. Dopo KPMG sono arrivata alla Studio Triberti Colombo e Associati. Prima vi ho svolto il praticantato, vera gavetta poi ho passato l’esame di stato da dottore commercialista e revisore legale al primo colpo, quando ancora vi erano tre anni di praticantato, prima di effettuar l’esame. Dal 2008, sono diventata Associato dello Studio.
Com’è stata la tua scalata nello studio dei commercialisti?
All’interno della mia struttura sono stata molto seguita. Questo mi ha consentito di unire la formazione civilistiche e tributarie con l’esigenza di trovare nuovi clienti, facendo di me una commercialista a tutto tondo. Io sono fatta così: non solo ufficio, ma anche attenzione allo sviluppo della clientela. La struttura dello studio, d’altronde, consente la diversificazione delle competenze: siamo l’articolazione di una struttura operativa e possediamo relazioni nazionali ed internazionali che danno ai clienti soluzioni molto complete, anche nella complessità, consentendoci di intercettare il cliente a tutto tondo. Le mie competenze specifiche sono anche quelle di revisore iscritto al ministero per la vigilanza delle società cooperative, in più mi sono specializzata in enti confindustriali.
Cosa pensi del tuo futuro professionale?
Nonostante tutto, credo nella formazione continua: mi sto specializzando in questo momento anche nella conoscenza dei meccanismi di bilancio dell’ente pubblico. La cosa bella è che il gruppo di giovani con cui ho iniziato, oggi è il motore, insieme ai soci storici, di uno studio profondamente rinnovato. È stata una ristrutturazione dell’immagine che si è adattata all’oggi: senza tradire la storia, ci siamo organizzati per le sfide future.
Come vedi il futuro dell’impresa in Italia?
I professionisti devono stare al passo con le novità, a partire dall’internazionale. Noi siamo dentro HLB International che consente relazioni di sviluppo internazionali, seguendo il cliente ovunque. La maggioranza del tessuto italiano è costituito da PMI, devono fare rete, come il Circolo stimola a fare, investire sul digitale e sui giovani talenti, una finestra sul futuro. Inoltre non deve mai darsi per scontata, ma puntare ad una innovazione costante e continua.
Cosa ne pensi del gender gap nel mondo dell’impresa, in particolare nel mondo dei commercialisti?
Il quadro è più roseo di tanti anni fa. La crescita di una presenza femminile nel mio mondo di lavoro, è certamente positiva: oggi abbiamo superato gli uomini in molti settori. Non credo sia opportuno parlare delle differenze tra i sessi, per quanto esistano: preferisco inquadrare la questione in un’ottica di squadra. Alle donne va consentito di scalare in parità, senza favoritismi o barriere. A me è stato consentito, so che è possibile, bisogna solo impegnarsi tutti di più a guardare il valore aggiunto dell’individuo.