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    In trincea tra le imprese, come battere il virus con lo smart working

    Che strategie adottano le imprese per sopravvivere? Come affrontano l’emergenza? Ecco alcune strategie

    Come riporta il Sole 24 ore:

    Le aziende ai dipendenti: lavorate da casa

    Lo strumento su cui puntano è lo smart working o anche il telelavoro. Lo smart working, in particolare, consente di operare da remoto con l’utilizzo di strumenti tecnologici per svolgere la propria prestazione, percependo la stessa retribuzione dei colleghi che svolgono la stessa mansione dall’interno dell’azienda. Diffusa è anche la sospensione delle trasferte. Ogni azienda, da quella più grande a quella di dimensioni più contenute, ha poi messo in campo soluzioni ad hoc.

    Segnala invece Repubblica

    Di regola per l’avvio del lavoro agile occorre, secondo la legge 81/2017, un accordo individuale lavoratore-aziende, che specifichi nel dettaglio tempi e modi di utilizzo degli strumenti che permettono di lavorare da remoto, e cioè pc portatili, tablet e smartphone. La legge garantisce ai lavoratori agili parità di trattamento economico e normativo rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali. Quest’accordo va poi registrato sul portale del ministero del Lavoro

    Certo, non tutte le imprese sono in grado di partire dall’oggi al domani, ma chi lo è, in questo momento è fortemente avvantaggiato, rileva Corso: “Già oggi le grandi multinazionali, gruppi come Unicredit e Generali stanno lavorando a pieno ritmo, nonostante gli uffici siano chiusi. Hanno percentuali di lavoratori attrezzati per il lavoro agile del 60-70%, e un’organizzazione corrispondente. Chi invece non è attrezzato avrà maggiori difficoltà, e magari se sarà costretto a organizzarsi nel giro di pochi giorni avrà anche un calo della produttività, che di regola con lo smart working invece sale anche del 15-20%, perché si lavora per obiettivi. Ma è comunque meglio che stare fermi, costringendo anche i lavoratori a farlo”.

    Fa notare un limite, però, il Corriere della Sera

    Gli strumenti e l’emergenza
    «Si rende comunque indispensabile una rapida familiarizzazione non solo tecnica con questi strumenti», dice Arianna Visentini, «occorre anche un passaggio culturale: non è scontata la competenza del lavoro in team, soprattutto con un presupposto di fiducia ulteriore richiesto dallo smart working, cioè da remoto. L’auspicio dunque è che questa modalità di lavoro non venga associata solo a situazioni di emergenza, ma che si faccia tesoro che questo strumento è efficace anche e soprattutto in condizioni di normalità».

    Insomma, la strada appare chiara: Smart Working. Purché le aziende siano culturalmente e tecnologicamente pronte. E, visto l’anno in cui ci troviamo, sarebbe sicuramente ora.

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