Non è un augurio, non è un imperativo. È un dato di fatto. Il Nord reagisce. Dalla rete del Circolo delle Imprese, superato l’umano impatto con un virus sconosciuto, la sensazione cresce di ora in ora. Il Nord non si è arreso. Non sta aspettando che lo Stato risolva il problema. Non ha intenzione di farsi abbattere. I danni ci sono. Il pericolo è presente. Il nemico non si affronta nascondendosi o compiangendosi.
Non possiamo aspettarci una soluzione a tutti i nostri problemi dalla politica. Potremmo essere molto fortunati se da là non arrivassero ulteriori colpi. Siamo realisti, non cinici. Le istituzioni sono importanti, ma le imprese lo sono di più. L’istituzione ordina. L’impresa costruisce. Il politico pianifica. L’imprenditore osa. E questo c’è da fare in queste ore: osare.
Il nemico è ormai all’interno. Delle nostre menti prima di tutto. Ci paralizza, più che la febbre, la paura di prenderla. Ci annebbia la vista. Ci ferma la mano. Allora cogliamo l’invito di Dolce e Gabbana, usciamo. Usciamo dalle case (senza riunirci, è vietato e noi non vogliamo scontri frontali). Usciamo dalle aziende (quelle ancora aperte).
Andiamo nei centri cittadini e fotografiamoci. Dimostriamo che nel deserto del terrore, dove il cittadino, per motivi quasi superstiziosi ha paura di andare, l’imprenditore non ha paura di andare. Riempiamo gli spazi, riempiamo i cuori di speranze. Noi che siamo sopravvissuti, economicamente e non solo, alla crisi del 2008. Noi, che in undici anni di recessione strisciante non abbiamo mollato. Noi, oggi, siamo il seme nel terreno fertile.
È un atto civile, di ribellione alla narrazione. In questi anni, man mano che perdevamo la sapienza della mano, la fatica della produzione e l’orgoglio della manifattura siamo diventati sempre più schiavi della narrazione. Non sappiamo più chi siamo e ce lo facciamo dire dai social. La nuova moda del momento è descriverci come una terra di appestati, morente e paralizzata. Non è, naturalmente, vero. L’unico modo per vincere questa menzogna è sfidando la storia e tornare ad occupare lo spazio. Documentando quello che facciamo.
Ogni foto davanti ad un luogo produttivo, ad un cantiere, ad un’azienda, in un centro storico o in una via ribadiscono che nessuno può farci credere balle. Il Nord reagisce. Quando ci abbattono, ci rialziamo. Quando ci calunniano, facciamo due volte meglio. Quando ci derubano, difendiamo ancora meglio ciò che ci appartiene. Come la nostra terra ed il suo buon nome. Non siamo una comunità di idioti e di untori. Non abbiamo portato disgrazia al nome della nostra nazione. Noi reagiamo. E lo vogliamo raccontare e mostrare.
Non c’è orgoglio nelle foto che pubblicheremo. Solo la profonda consapevolezza che nessuno può abbatterci. Perché, alla fine, nonostante tutto una cosa era vera ieri e sarà vera domani: Il Nord reagisce.