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    Coronavirus: aria un po’ più pulita ma situazione economico-sociale devastante

    In questi giorni in Lombardia è migliorata sensibilmente la qualità dell’aria. Le misure regionali finalizzate al contenimento dei contagi del Coronavirus hanno influito.

    Il traffico si è ridotto, il rallentamento dei ritmi di lavoro nelle aziende ha contribuito ad una diminuzione delle concentrazioni di particolato nell’atmosfera.

    Ce lo spiega a Business Insider Italia Guido Lanzani, responsabile di Arpa Lombardia per la qualità dell’aria: “il cambiamento del livello di Pm10 è in parte dovuto a condizioni meteorologiche, ma è anche stato causato da una minor inquinamento prodotto dall’uomo”.

    Ma è sufficiente dare un’occhiata alle mappe dell’Arpa Lombardia per rendersi conto del cambiamento: dal 25 febbraio 2020 al 2 marzo i colori degli indicatori (che segnalano le stazioni fisse presenti sul territorio) mutano, passando dal rosso (dai 50 ai 100 µg/m³) al celeste (da 0 a 20 µg/m³). Se guardiamo i dati di Codogno relativi al 25 febbraio, la media giornaliera di Pm10 rilevata era 82 µg/m³. Solo nei giorni successivi, la quantità di particolato si è ridotta gradualmente, in provincia di Lodi e nel resto della regione.

    Anche in Cina l’inquinamento è diminuito. Le mappe satellitari della Nasa mostrano che i livelli di biossido di azoto sono calati dall’inizio dell’anno a causa dello stop o comunque del calo delle attività nelle fabbriche cinesi per contenere il Coronavirus. 

    Tant’è che in queste settimane l’utilizzo di carbone nelle centrali elettriche è sceso al minimo, così come le attività delle raffineria di petrolio.

    Gli stessi scienziati della Nasa sostengono che la riduzione dei livelli di biossido di azoto (gas nocivo emesso dai veicoli a motore e dalle strutture industriali) è stata inizialmente evidente vicino alla fonte dell’epidemia, nella città di Wuhan, ma poi si è diffusa in tutto il Paese.

    Negli ultimi anni la Cina ha visto impennare le proprie emissioni di CO2. Nel 2017 emetteva quasi dieci miliardi di tonnellate di CO2 (contro poco più di cinque miliardi per gli Stati Uniti), aggiudicandosi il primato di primo Paese inquinatore del mondo.

    Questo è dovuto in larga misura al continuo aumento dell’industria pesante e alla produzione delle centrali a carbone. È impressionante come sia cambiata la situazione in trent’anni. Consideriamo che nel 1980 emetteva solo il 7,52% di CO2 emessa dall’intero pianeta.

    Quando l’economia cinese ha cominciato a decollare, si è attivato un boom da cui è molto difficile tornare indietro. I rapporti commerciali con gli altri Paesi sono divenuti fortissimi.

    L’eccesso di capitalismo senza freni e regole l’ha portata ad essere il principale responsabile dell’inquinamento mondiale.

    Ebbene, questi dati dimostrano che l’inquinamento può essere ridotto dall’uomo. Ad un caro prezzo però. Fermando l’intero mondo ed accettando danni economici immensi ai mondi produttivi e alle famiglie.

    Lo constatiamo dalle devastanti ripercussioni economiche che in questo momento stanno tormentando vivendo l’Italia e il mondo intero. Ciò non significa ovviamente che sia giusto continuare ad inquinare causando disastri ambientali. Ma va trovato il giusto equilibrio.

    Oggi possiamo dire di avere una sanità che ha fatto enormi progressi nel corso della storia, raggiunti anche perchè abbiamo inquinato. Ma quante morti in più avremmo per Coronavirus in assenza di questi progressi? Va trovato quindi il giusto equilibrio.

    Altrimenti dopo che abbiamo pulito un po’ l’aria avendo massacrando l’economia, il benessere delle famiglie, che cosa ci resta?

    Andrea Curcio

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