Medici e infermieri esposti al contagio salvano vite umane senza fiatare o invocare i sindacati
Il presidente di Confindustria Boccia avverte che l’emergenza ci riporta ad un’economia di guerra e che lo stop al 70% delle imprese nazionali ci costerà 100 miliardi al mese. “Continuare a litigare in questo momento non serve a niente. Cerchiamo di essere compatti sui fini. Se i fini sono rendere disponibili beni essenziali come alimentari e farmaceutici facciamolo insieme con buon senso”.
Boccia spiega che molte aziende si stanno riconvertendo per produrre materiali sanitari e che le filiere essenziali, a volte sono trasversali. “Uno sciopero generale sarebbe un pessimo messaggio al Paese”.
Ma gli operai di varie fabbriche continuano la loro protesta: dalle fabbriche metalmeccaniche in Lombardia a quelle del Piemonte, dall’acciaieria di Piombino agli altiforni di Taranto, dalle aziende chimiche a quelle tessili fino alle imprese aerospaziali, ai cantieri navali.
Partono scioperi spontanei e proteste, da parte di chi si sente ostaggio del lavoro, costretto a sfidare il coronavirus. Secondo i sindacati infatti, sarebbero troppe le eccezioni al fermo totale dell’attività produttiva. Cgil, Cisl e Uil del Trentino annunciano lo sciopero di 8.500 aziende
Anche tutti sindacati bancari minacciano lo sciopero: «Abbiamo scritto all’Abi (l’associazione bancaria, ndr), a Federcasse e, per conoscenza, al premier Conte, denunciando come i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività, non operano in condizioni di sicurezza».
Un annuncio di protesta proveniente da Faib (Confesercenti), Fegica (Cisl) e Figisc/Anisa (Confcommercio), ha destato la preoccupazione della popolazione riguardo a una presunta interruzione dei servizi di erogazione del carburante. Ma la Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ha invitato tali categorie a revocare immediatamente lo sciopero.
Per la leader della Fiom “è impossibile sconfiggere il virus se non si chiudono le attività produttive non essenziali”. I sindacati del settore chimico, tessile e gomma-plastica (Filte-Cgil, Femca-Cisl e Uiltec) scrivono: «Il decreto del governo ha ridotto ai minimi termini il numero delle lavoratrici e dei lavoratori che potranno rimanere a casa».
Intervistato dal quotidiano La Repubblica, il leader della CGIL Landini spara contro il libero mercato e gli evasori fiscali, sostenendo la necessità di ripensare ad una nuova IRI per riprendersi dalla crisi.
Il premier Conte con un’ennesima diretta Facebook alle ore 18 di ieri ha annunciato che è ancora in corso un confronto con i sindacati, “per effettuare degli aggiustamenti al decreto legge per quelle categorie di lavoratori che sono rimaste insoddisfatte”.
Si augura che non ci sarà uno sciopero, reputato assolutamente inopportuno in un momento come questo. “È molto difficile capire quali sono attività essenziali e quali non lo sono. Per i fornitori di carburante verrà adottata un’ordinanza dalla Ministra De Micheli per venire incontro ad alcune istanze”.
Alla domanda su un possibile utilizzo dello strumento della precettazione, nel caso in cui gli scioperi proclamati dovessero concretizzarsi, il Presidente del Consiglio ha risposto: “Non credo arriveremo a questo punto, ho grande fiducia. Vedo un grande senso di responsabilità anche da parte delle associazioni sindacali”.
E se il premier vede grande senso di responsabilità nei sindacati che minacciano scioperi generali, ci immaginiamo che sarà altrettanto grato e supporterà con misure concrete, medici, infermieri, forze dell’ordine, addetti dei supermercati e quant’altri sono quotidianamente esposti al contagio, in prima linea, senza fiatare.
Andrea Curcio