Nei giorni in cui si deciderà l’esito della crisi abbiamo voluto raccogliere le opinioni e le idee dei protagonisti in prima linea nelle istituzioni. Impegnati a fronteggiare l’emergenza, vogliamo sentire quali sono le loro idee, impressioni ed azioni per capire cosa ci aspetterà nei prossimi giorni. Iniziamo con Marco Alparone, Forza Italia, consigliere regionale e farmacista.
1. Lei è nella posizione unica di Farmacista e Consigliere Regionale. Come si vive doppiamente in trincea?
La vera trincea è di tutti coloro che giorno e notte sono in ospedale per cercare di guarire i pazienti. Sono in trincea i volontari di protezione civile, croce rossa e di tutte quelle realtà associative che stanno affiancando i Comuni nei servizi di assistenza fondamentali per aiutare i più deboli. Sono in trincea coloro che garantiscono l’apertura dei supermercati così come sono in trincea i farmacisti che quotidianamente sono al servizio di pazienti che hanno bisogno di medicine e consigli utili per i loro malanni. In queste settimane di emergenza, personalmente, vivo questa trincea da farmacista. Da consigliere regionale provo a dare il mio contributo consapevole del grande lavoro che stanno facendo il Presidente Fontana e gli assessori più coinvolti a fronteggiare la pandemia che ha aggredito la Lombardia.
2. Tutti i professionisti sanitari sono a rischio contagio, ma non si parla mai dei farmacisti. Come sono i numeri della categoria? Le farmacie come stanno reggendo l’urto?
I numeri dicono che nessuno si è tirato indietro. Continuiamo a lavorare a serrande alzate, prendendo dove possibile le precauzioni necessarie, ma continuando ad accogliere gli utenti, ad ascoltare le loro necessità e fare il possibile per assecondare i bisogni. Anche noi patiamo per l’esiguità di mascherine e altri dispositivi di protezione ma non molliamo per garantire un presidio che non può essere diversamente sostituito.
3. In Lombardia a che punto siamo con le mascherine per il pubblico? Sono reperibili o restano un bene per pochi?
Il fatto che alcune aziende hanno riconvertito la loro produzione abituale per confezionare mascherine ci permette di reperirle con minori difficoltà rispetto a settimana scorsa. Personalmente ho deciso di venderle in maniera contingentata proprio per non farle divenire solo un bene per pochi. So che tanti miei colleghi fanno responsabilmente la stessa cosa.
4. Regione Lombardia molto ha fatto per gestire la situazione e la sensazione è che sia stata lasciata un po’ da sola. Lei cosa ne pensa? Quali dovrebbero essere le priorità del governo per farci riprendere?
Non credo sia il momento delle polemiche, spero che presto questa emergenza possa dirsi superata e allora tutti potranno fare le proprie riflessioni. A Milano pensiamo che Roma sia distante, a Roma pensano la stessa cosa di Bruxelles, ci sarà il tempo per misurare queste distanze, oggi le istituzioni devono parlarsi e parlare la stessa lingua: i cittadini hanno bisogno di questo. La Lombardia è e rimane la locomotiva d’Italia. La ripartenza della nostra Regione, delle nostre aziende, della rete dei servizi devono essere una priorità dell’Italia quando l’Italia dovrà ripartire. Forse giungerà il momento che la Lombardia darà di meno per avere di più: sarebbe la prima volta, un fatto giustificatamente eccezionale e indispensabile.
5. Lei è di Milano, il modello di città cui eravamo abituati sopravviverà al Coronavirus?
Milano come il resto del nostro Paese non saranno più uguali a oggi. Ma non dobbiamo temere il cambiamento. La nostra storia ci dice che abbiamo saputo fare grandi cose, domani potremo rifarle e avremo l’occasione di migliorarle.