Confindustria: “Colpiti al cuore della nostra capacità ed eccellenza produttiva”
Il mondo industriale piemontese, Confindustria in testa, lancia un allarme corale sulla situazione del comparto trainante dell’industria piemontese. In Piemonte, infatti, nell’automotive operano circa 750 imprese, pari al 35% dell’intero comparto in Italia, con circa 70 mila occupati diretti e indiretti. La metalmeccanica rappresenta circa il 60% dell’export piemontese. Il fatturato prima del Covid-19 era il 40% di quello totale italiano del settore.
Secondo il presidente di Confindustria Piemonte, Fabio Ravanelli, “i primi dati sugli effetti dello stop imposto dall’emergenza coronavirus sono drammatici e colpiscono la nostra regione al cuore della sua capacità ed eccellenza produttiva, la filiera legata all ‘automotive. Per assicurare un futuro alle migliaia di lavoratori e centinaia di imprese che operano in questo settore ribadiamo pertanto la necessità di definire al più presto un orizzonte di rilancio, un piano concertato con tempi e misure certe ed efficaci, per minimizzare le perdite e sostenere le nostre aziende nella ripartenza dopo la crisi”. Anche per il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Dario Gallina, “è fondamentale riaprire le fabbriche il prima possibile per evitare drammatiche crisi di liquidità alle nostre aziende, con effetti irreversibili per il futuro del Paese. Le riaperture dovranno avvenire all’insegna di ogni possibile garanzia di sicurezza per i nostri collaboratori, in quanto noi per primi siamo interessati alla tutela della loro salute”.
All’appello di Gallina e Ravanelli segue anche quello del numero uno dell’Amma, Giorgio Marsaj: “Oggi dobbiamo pensare prima di tutto alla sopravvivenza delle nostre aziende e al mantenimento dell’occupazione, che già prima della pandemia raggiungeva livelli preoccupanti, in particolare tra i giovani. Come fecero gli americani dopo Pearl Harbour, anche noi sapremo risollevarci e vincere questa durissima guerra contro il coronavirus e i suoi effetti sulla nostra industria”.
Michele Giordano