Il governo sta lavorando al prossimo decreto in cui potrebbero essere contenute delle indicazioni sulla cosiddetta fase due, cioè il momento in cui far ripartire gradualmente il Paese.
Il governo pensa alla fase 2 che probabilmente sarà divisa in due step. I divieti vigenti in questo momento sono validi fino a lunedì 13 aprile e avvicinandosi questa data il governo sta cominciando a elaborare un piano per affrontare le prossime settimane. Conte ha incontrato i tecnici e dalla riunione è emersa la possibilità di cominciare a riaprire qualche attività, ma con cautela dal momento che il criterio principe rimane l’andamento della curva dei contagi.
Il premier si è reso conto dell’impossibilità di tenere ferme alcune realtà economiche per troppo tempo perché sarebbe un vero knockdown per il paese. Motivo per cui, date le necessarie precauzioni sanitarie, è necessario far ripartire anzitutto il mondo del lavoro. La fase 2 quindi potrebbe essere a sua volta divisa in due step: un primo momento, che potrebbe cominciare da metà/fine aprile, riguarderebbe alcune aziende, soprattutto quelle dove è più semplice garantire una certa distanza tra i dipendenti. In generale comunque bisognerà continuare a privilegiare lo smart working. In un secondo momento, che potrebbe iniziare il 4 maggio secondo quanto riportato dal Corriere, ci sarebbe un via libera per negozi e anche per i cittadini.
Attenzione però, che ciò non significa ritornare alla vita pre-coronavirus. Sia il mondo del lavoro che i singoli cittadini dovranno cambiare radicalmente il modo con cui conducono le proprie attività. È probabile che all’inizio si dovranno rispettare dei turni per entrare in ufficio o in un open office così come per accedere ai negozi. Insomma, la coda che facciamo ora al supermercato dovremo farla anche se vogliamo andare dal parrucchiere o a fare shopping.
Oltre al mantenimento della distanza, probabilmente si dovrà continuare a portare la mascherina e i guanti quando si uscirà di casa per fare un giro o per prendere i mezzi pubblici per andare al lavoro. Gli esperti inoltre sembrano d’accordo nel rinviare l’apertura delle scuole e delle università a settembre, dal momento che riprendere l’anno scolastico vorrebbe dire movimentare milioni di ragazzi.
Simone Fausti