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    Una dipendente comunale stira le mascherine: post del Sindaco scatena la polemica

    Il braccio di ferro tra sindacati e Sindaco di Bresso, a causa del provvedimento che richiama alcuni dipendenti al lavoro, finisce sul tavolo della Prefettura.

    Non accenna a placarsi il braccio di ferro tra il Sindaco di Bresso e i sindacati dei dipendenti comunali. Ad essere chiamato in causa adesso è il Prefetto, che dovrà cercare di dirimere la polemica sollevatasi nei giorni scorsi a causa del provvedimento adottato dal primo cittadino, Simone Cairo, che ha richiamato in servizio parte dei dipendenti del Comune per garantire lo svolgimento dei servizi pubblici necessari.

    Un atto dovuto per far fronte con maggiori forze all’emergenza sanitaria che vede Bresso, focolaio di contagi nel nord Milano, uno dei Comuni più pesantemente colpiti dalla diffusione del Covid 19. Di diverso avviso alcuni dipendenti e le loro rappresentanze sindacali, secondo i quali si tratterebbe di un atto non solo immotivato, perché si potrebbe ricorrere al lavoro a distanza, ma soprattutto illegittimo perché non spetterebbe al Sindaco l’organizzazione del lavoro, bensì ai dirigenti.

    Dal canto suo Cairo, nel consueto appuntamento social con i cittadini, risponde alle polemiche con un post all’insegna della distensione nel quale tesse le lodi dei suoi dipendenti “che in questi giorni raccolgono e rispondono a tutte le richieste, dubbi e proposte che voi state inoltrando”. Quarantacinque giorni di emergenza in cui la fatica è stata sostenuta grazie all’attività febbrile e all’impegno profuso dai dipendenti comunali: “In poco tempo al mattino riusciamo a condividere i nuovi aggiornamenti e poi si alternano nel rispondere a tutte le telefonate – aggiunge – la capacità di ascolto è una delle loro qualità che hanno messo al servizio di tutta la città in questo momento di particolare bisogno”. Insomma, di lavoro ce n’è per tutti, sembra voler dire tra le righe il primo cittadino. Peccato la scelta, probabilmente infelice, di affiancare al post una foto che ritrae una dipendente comunale impegnata a stirare una mascherina, di quelle riutilizzabili, tra i banchi della sala consiliare.

    Apriti cielo. Per i sindacati si è trattato di un “patetico tentativo di captatio benevolentiae – come riporta il comunicato delle sigle Cgil, Cisl, Uil e Csa apparso su il Giorno – nei confronti delle lavoratrici dei nidi, le educatrici, che prive di attività educativa in questo periodo, devono recarsi ogni giorno in ufficio mettendo a rischio la loro salute per rispondere alle telefonate di cittadini preoccupati per l’emergenza. Un servizio utile senz’altro, ma che potrebbero svolgere da casa loro, semplicemente deviando i telefoni d’ufficio come già accade per la maggior parte dei servizi comunali”. Della serie, se poi devono ritrovarsi a stirare le mascherine confezionate dal gruppo di volontarie di Bresso, forse la mole di lavoro indifferibile che giustifichi la loro presenza in Comune non è poi così reale.

    Ma probabilmente non hanno colto lo spirito del post del Sindaco: “Accogliere i bisogni spesso porta a sviluppare idee innovative e forse poco convenzionali, ma la voglia di rispondere spinge a trovare soluzioni più belle. Oggi in Consiglio Comunale le nostre educatrici stiravano le mascherine lavabili, domani cosa si inventeranno per voi?”. Ovvero, non si tratta di un’iniziativa per passare il tempo, ma di una modalità di risposta ad un bisogno.

    Micol Mulè

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