Il sottosegretario alla scuola De Cristofaro: “Servono tre miliardi”. Per i sindacati è solo la base di partenza.
Che l’anno di scuola si chiuda senza il rientro in aula è dato praticamente come certezza. Messi in sicurezza valutazioni ed esami di fine ciclo, occorre guardare alla ripresa per settembre, che si presenta tutta in salita. L’intero modo della scuola è ora più che mai in attesa di capire come intenda muoversi il Ministero dell’Istruzione per garantire un piano adeguato alla ripresa dell’anno scolastico in sicurezza sotto ogni profilo.
La chiusura delle scuole ha messo in evidenza tutti i limiti del sistema, dalla carenza di strumenti e connessioni per poter proseguire l’anno con le lezioni a distanza, alla difficoltà di programmazione degli stessi insegnanti che, prima dei loro alunni, hanno dovuto cimentarsi con nuove metodologie didattiche, senza dimenticare le difficoltà delle famiglie che si sono dovute sobbarcare – spesso senza assistenza alcuna – i problemi di un nuovo approccio didattico.
E se lo stanziamento di 75mln di euro per cercare di rendere omogenea e fruibile ai più la didattica a distanza è stato un primo passo – perché in ogni caso non tutti sono stati raggiunti – sicuramente lo sforzo del Governo non può limitarsi a questo. Sul fatto che la sola DAD non basti sono concordi in maniera pressoché unanime tutti gli attori del mondo scolastico, che chiedono un piano ragionato, ed evidentemente straordinario, per la ripresa del nuovo anno con l’obiettivo di riportare sui banchi di scuola 8milioni e mezzo di studenti insieme a 900mila insegnanti e circa 200mila amministrativi.
Il vero nodo della questione adesso è il “come”, ed è su questo che il Miur dovrà concentrarsi, impegnando una task force che studi soluzioni praticabili per la ripresa a settembre in un tempo ragionevole. Le proposte sul tavolo di viale Trastevere sono già arrivate dai diretti interessati, e spaziano dalla diversificazione dei turni in classe suddivisi in fasce orarie -mattina e pomeriggio –all’alternanza tra didattica a distanza e in presenza – ipotizzando la cosiddetta “scuola capovolta”, ovvero spiegazioni online e verifiche in classe – lezioni più brevi e utilizzo del sabato, e non da ultimo anche un piano di recupero di spazi all’interno degli edifici scolastici per ottenere un numero maggiore di aule.
Tutte ipotesi la cui realizzazione è vincolata allo stanziamento di ulteriori risorse, e tante, che non possono tardare ad arrivare. Una cifra ragionevole? Tre miliardi, di renziana memoria. Ben oltre i 75mln già disposti. A dirlo è il sottosegretario all’Istruzione, Giuseppe De Cristofaro, dalle pagine di Repubblica: “Bisogna fare tutti gli sforzi possibili per riportare in classe docenti e discenti. È il momento di trovare tre miliardi per la scuola italiana che nelle ultime stagioni ha avuto scarsa attenzione – ha sottolineato – Dobbiamo mettere in discussione quello che abbiamo fatto fin qui, tagli. E portare a casa i concorsi avviati con un percorso rapido che guardi a chi già insegna”.
Un punto di partenza, per le sigle sindacali della scuola, ma probabilmente insufficiente. Gli investimenti dovranno riguardare il tempo scuola, gli organici, l’edilizia scolastica e la sicurezza, per poter garantire il rientro a settembre con il necessario distanziamento sociale. Lo stesso Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, si è mostrato molto critico sulle possibilità di assicurare un effettivo controllo del comportamento di sicurezza, snocciolando una concatenazione di elementi che lo renderebbero praticamente impossibile. Un ventaglio di ambiti per i quali – secondo i sindacati – tre miliardi sarebbero solo la base di partenza. Senza contare l’investimento sul rinnovo del contratto e sugli aumenti in busta paga, necessari per “ripagare” lo sforzo del corpo docente che dovrà barcamenarsi tra organizzazione della didattica, turni di lezione suddivisi tra mattina e pomeriggio e conseguente aumento del monte orario entro il limite previsto per legge.
Da viale Trastevere, come sempre, tutto tace. Il Ministro Azzolina, che già nei giorni scorsi aveva abbandonato il tavolo di confronto con gli Assessori regionali dopo essere stata incalzata dalle domande sul rientro scolastico, non lascia trasparire nulla di quello che potrebbe essere almeno un’intelaiatura del piano per il nuovo anno scolastico. Che, ora come ora, fa quasi più paura dell’emergenza sanitaria.
Micol Mulè