Le ipotesi dell’esperto: più corse dei mezzi pubblici ma ridotte nella portata, dispositivi di protezione individuale per i passeggeri e implementazione della mobilità sostenibile.
Sono giorni decisivi, anche per i mezzi pubblici, per mettere a punto le modalità di avvio della cosiddetta fase 2, che porterà gradualmente il Paese alla ripresa. Una task force di professionisti è già al lavoro per studiare i modelli utili a ridurre la densità delle persone nei vari ambiti sociali, sulla base del principio di distanziamento sociale, che rimane il cardine per garantire le condizioni di sicurezza, imprescindibili per ripartire.
Nuova organizzazione del lavoro, implementazione dello smart working, flessibilità di turni e orari lavorativi sono già allo studio degli esperti, impegnati anche ad individuare un nuovo sistema dei trasporti che consenta di tradurre nella pratica le indicazioni sanitarie per assicurare la piena sicurezza dei passeggeri. Impresa impossibile? Secondo il prof. Oliviero Baccelli, docente di economia e politica dei trasporti alla Bocconi di Milano, non così lontana dalla realtà, purché con i dovuti interventi.
Quali sono lo spiega in un’intervista rilasciata a Quotidiano.net, dalla quale emerge lo scenario del trasporto pubblico locale nell’era del post lockdown, in strettissimo collegamento con la rivisitazione delle modalità lavorative. Nel mirino ci sono i picchi degli orari di punta, naturale origine degli assembramenti anche in tempi non sospetti. La strategia che suggerisce Baccelli è quella di puntare ad abbatterli, non solo attraverso il ricorso allo smart working, ma pensando anche ad una maggiore flessibilità degli orari di lavoro e ad uno scaglionamento delle aperture dei negozi.
Per garantire il distanziamento sociale, il numero di passeggeri a bordo dei mezzi di trasporto dovrà inevitabilmente essere ridotto e, parallelamente, incrementate le corse per evitare il rischio di creare disagi. Su questo punto Baccelli lancia l’ipotesi delle “linee gemelle”, ovvero un servizio di trasporto autobus parallelo alla linea metropolitana che sopperisca all’inferiore capacità di trasporto dei treni. Non solo, in una logica di ottimizzazione delle risorse, ipotizza di coinvolgere anche gli autobus turistici – in questo momento fermi per assenza di mercato – per creare un servizio navetta destinato alle imprese e ai siti produttivi o, perché no, ai luoghi considerati di maggiore interesse.
Su un punto però il professore è scettico, la famosa droplet – distanza di un metro – non sembra un’ipotesi realisticamente percorribile. Quantomeno sui mezzi di trasporto. Ferma restando la necessità di garantire adeguate misure di sicurezza per l’utenza, il professore s’interroga sull’opportunità del distanziamento sociale sui mezzi pubblici, prendendo spunto dalle best practices di alcuni Paesi europei che non lo prevedono all’interno dei loro protocolli. Quindi via libera a piani di sanificazione quotidiana più volte al giorno, ma per i passeggeri potrebbe essere sufficiente l’obbligo di indossare mascherine e guanti.
Il piano suggerito da Baccelli prevede inoltre un ricorso più ampio alla mobilità sostenibile, anche in vista della bella stagione ormai entrata nel vivo. Incentivare gli spostamenti su due ruote avrebbe innumerevoli pregi in termini di impatto ambientale ed economico, oltre a consentire una sensibile riduzione del traffico. Secondo il professore, occorrerebbe potenziare il servizio di bike sharing, anche in modalità “free floating” consentendo all’utente di lasciare dove si vuole – all’interno della città – la bicicletta dopo averla usata, una spinta in più per incentivare gli spostamenti su due ruote.
Micol Mulè