A maggio dovrebbe cominciare la fase 2 in diversi Stati, quella delle riaperture graduali, compresi Italia e Stati Uniti.
Maggio sembra essere il mese in cui dovrebbe partire la fase 2, riaperture incluse, della gestione dell’emergenza covid-19 in diverse zone del mondo come Italia e Stati Uniti anche se ci sono dinamiche differenti tra il Belpaese e gli Usa.
Il versante italiano
Il comitato tecnico-scientifico designato dal governo italiano ha consegnato un parere al premier Conte in cui indica la data del 4 maggio quale inizio della fase due, con tutta una serie di accortezze. Anzitutto viene consigliato di mantenere lo smart working, laddove possibile. Manifattura e settore edile invece dovrebbero ottenere un via libera anche se è stata suggerita l’applicazione di turni scaglionati, mentre verranno mantenute le limitazioni in alcuni ambiti quali mercati rionali (generi alimentari esclusi) e centri commerciali.
Per quanto riguarda i negozi, la questione è più complicata. Molto dipende dalla tipologia di esercizio commerciale: in alcuni ambienti infatti sarà difficile far rispettare le distanze tra i clienti. A ciò si aggiunge la necessità di sanificare eventuali capi d’abbigliamento provati in camerino, una cosa più facile a dirsi che a farsi. Per alcuni negozi inoltre è probabile che il lockdown continui fino a metà maggio, soprattutto quelle attività dove è imprescindibile il contatto col cliente quali parrucchieri ed estetisti che dovranno dotarsi di tutta una serie di protezioni.
Bar e ristoranti invece sono gli ambienti considerati più a rischio, dunque è probabile che il governo aspetterà ancora un po’ prima di dare il via libera. Si discute su quali misure adottare una volta che tali attività riapriranno al pubblico: si parla di un distanziamento di almeno due metri tra i tavoli e una capacità ridotta del 50% in termini di accoglienza dei clienti.
Negli ultimi giorni si è discusso molto di un eventuale ripartenza scaglionata tra le regioni. In Veneto il presidente Zaia spinge per riaprire anche prima del 4 maggio, mentre alcune regioni mantengono un atteggiamento più prudente. Anche gli americani si interrogano su questo tema anche se la struttura federale del paese ha generato dinamiche diverse.
Il versante americano
Nonostante la diffusione del covid-19 sia arrivata più tardi negli Stati Uniti rispetto all’Italia, i governatori di molti stati federati stanno già decidendo delle date per allentare le misure di contenimento precedentemente adottate. Questo è possibile perché il presidente Trump ha recentemente affermato che permetterà ai singoli governatori di scegliere quale approccio adottare per riaprire le attività, a seconda delle esigenze dei singoli stati.
In generale, anche gli americani stanno vivendo un dilemma simile al nostro: da un lato ci sono gli esperti sanitari che avvertono di non riaprire le attività lavorative troppo presto e sottolineano la necessità di impedire gli affollamenti: hanno paura che la situazione dei contagi peggiori. Dall’altro lato i governatori sono sotto pressione perché molte economie locali hanno ricevuto un brutto colpo dalla chiusura forzata.
Alcuni stati, come Arizona, Alabama, Colorado, Florida, hanno deciso che le ordinanze che costringono i cittadini a rimanere a casa termineranno tra il 30 aprile e il primo di maggio. In Florida, addirittura, le spiagge sono state prese d’assalto negli ultimi giorni dopo che è stata concessa la loro riapertura, anche se quasi nessuno si è impegnato a rispettare le distanze di sicurezza.
Altri stati considerano impossibile continuare a mantenere le attività economiche chiuse. Il governatore del Mississippi ha affermato che lo stato non può aspettare che ogni singola persona venga sottoposta al tampone e che molte attività locali sono ormai in profonda crisi.
Ma ci sono anche tutta una serie di stati che preferiscono prolungare ancora un po’ il lockdown. Il Connecticut pensa di riaprire verso il 20 maggio, mentre la California non ha ancora fissato una data. Più allarmista il governatore del Delaware il quale ha ribadito la necessità di stare a casa perché il picco non è ancora arrivato. In generale la maggior parte degli stati americani concorda nel tenere le scuole chiuse per il resto dell’anno, mentre diversa è la sensibilità sugli esercizi commerciali. La Georgia, per esempio, ha annunciato che a breve permetterà la riapertura di alcune attività incluse palestre e parrucchieri, una decisione che tuttavia ha incontrato l’opposizione del presidente Trump.
Simone Fausti