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    Parrucchieri in rivolta: le accuse di Christian Bongiovanni

    L’esasperazione dei parrucchieri dovuta al prorogato divieto di riaprire sta avendo una particolare eco mediatica in tutto il Paese.

    Martedì se ne è parlato anche a Porta a Porta, dove il famoso tra i parrucchieri Sergio Valente ha presentato il Salone “No Coronavirus” studiato dal gruppo Maletti.

    A tal proposito abbiamo avuto il piacere di intervistare Christian Bongiovanni, primo rappresentante di “Genialità in testa”, agenzia specializzata nei prodotti per saloni da parrucchieri e barbieri.

    Si aspettava che il nuovo Dpcm avrebbe prorogato ulteriormente la chiusura dei saloni? Onestamente no. Pensavo che con la Fase 2 ai parrucchieri sarebbe stato concesso di riaprire la loro attività, anche perché sono i primi che garantiscono pulizia, igiene del luogo di lavoro e massima attenzione alla cura dei clienti. Questo indipendentemente dall’emergenza. Parrucchieri e barbieri sono dotati di sterilizzatori, strumenti peculiari per la pulizia e l’igiene. Da questo punto di vista sono più sicuri i saloni dei supermercati.

    Hanno messo sullo stesso piano i saloni dei parrucchieri e gli altri locali come i bar e i ristoranti, ignorando che le professioni della cura della persona, presuppongono di per sè determinate attenzioni che in altri mestieri non sono scontate. Non considerare questo aspetto è inaccettabile…

    Anche perché altre attività come alcuni comparti dell’industria, alberghi, attività immobiliari possono riaprire.

    Non solo hanno deliberato l’apertura di attività basandosi essenzialmente su dei formali codici Ateco di per sè non indicativi di un significato reale ai fini della prevenzione, ma aggiungo: tram, metropolitane e mezzi di trasporto vari sono rimasti sempre a disposizione. E non mi sembra che al loro interno si riesca a mantenere la distanza di sicurezza, fatico a crederlo.

    Io capisco che si debba tutelare la salute ma vedendo certe cose mi rendo conto che non c’è abbastanza serietà.

    Per esempio?

    Mi riferisco in particolar modo ai parrucchieri “abusivi”. Il fenomeno è più dilagante di quello che ci si immagina e di questo ho certezza assoluta. Essendo nel settore ho una certa cognizione di quello che sta accadendo. I parrucchieri abusivi non sono certamente un fenomeno che è nato con il coronavirus, ma si sta aggravando. Gente senza scrupoli continua a recarsi in abitazioni private con la complicità degli stessi “clienti”, mettendo a rischio l’incolumità propria oltre a quella delle persone che vi abitano, facendo magari a meno di ogni genere di protezione. Ma questo è presente sin dall’inizio della quarantena. Basta guardare su Internet per capire quanto sia diffuso il fenomeno. Dal 4 maggio in poi con le minori restrizioni sulla circolazione, la situazione peggiorerà ancora. Peraltro alcuni parrucchieri continuano a lavorare, dietro le quinte dei programmi tv. Politici, vip e personaggi televisivi in genere sono sempre ben pettinati. C’è chi può e chi no. Quanta ipocrisia.

     

    Quanto potranno resistere ancora i parrucchieri senza esercitare l’attività?

    La situazione è molto seria. I 600€ promessi sono arrivati ancora a poca gente. E comunque si tratta di una somma ridicola che verrà destinata quasi nella totalità al pagamento di bollette ed affitti. Il 90% delle bollette è legato al consumo storico del locale, per cui anche se l’attività rimane chiusa per mesi, la spesa rimane sostanzialmente invariata. Tra l’altro non sappiamo ancora quando si potrà riaprire. Permane una forte incertezza. Parecchia gente, e non solo i parrucchieri, da mesi non sta incassando un euro.

    È molto facile parlare per chi ha uno stipendio fisso o comunque garantito dallo Stato. A parte il sacrificio di stare a casa e non potersi muovere, a fine mese ha la certezza che i soldi gli arrivano.

    Andrea Curcio

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