Riceviamo e pubblichiamo, da Alida Catella di Coima Image:
7 marzo 2020 data che ha cambiato e trasformato il nostro modo di vivere ma anche di pensare confinati in uno spazio limitato e privati di un naturale senso del tempo.
A breve potremo uscire dalle nostre forzate quotidianità e incontreremo il nuovo mondo che ci proporrà nuovi comportamenti e dove solo la concentrazione diventera’ padrona dei nostri sentimenti . L’Italia, diciamocelo, e il paese della creatività , dell’intraprendenza,della fantasia ma anche delle competenze e della conoscenza e da questi valori rinascera’ il nostro paese che tornerà ad essere considerato “ Il Bel Paese”.
Siamo nell’epoca della digital transformation, un aspetto culturale che e’ accelerato dalla condizione attuale, una vera rivoluzione a cui non possiamo più sottrarci ma che non deve trasformarci in androidi, ora diventa davvero necessario sfruttare queste conoscenze per riportarle a un uso meno intensivo e più umano.
Si parla di crisi economica e sociale ma crisi significa anche scelta, decisione, riflessione, valutazione, discernimento, questa è un’occasione violenta ma anche epocale e può davvero portarci a una nuova era : l’era della cognizione. La vita è un processo cognitivo, non è possibile immaginare vita senza cognizione: come si può infatti pensare che un essere vivente non sia in grado di risolvere problemi, che non sia capace di essere “ intelligente”?
Oggi abbiamo una visione metafisica della città, scheletri di grattacieli coperti solo in parte dalle vetrate, gru immobili, il silenzio del cantiere, mai avremmo immaginato uno spettacolo così deprimente. Nessun paese, nessun analista aveva protocolli a cui riferirsi. Abbiamo dimostrato la faccia debole di una società iperconnessa. La fragilità del pianeta e’ proprio quella globalizzazione che prima del Covid 19 si rappresentava come una forza e oggi si presenta come una debolezza del sistema. Una crisi sanitaria che diventa crisi economica e mette in crisi il sistema organizzativo .
Non c’è più una città da ridisegnare ma una città da ripensare.
Dobbiamo impostare servizi e attuare funzioni per la ripresa della vita dei residenti.
La pianificazione del riavvio richiede grandissima concentrazione, dobbiamo diventare un laboratorio per dare risposte intelligenti che guardano alla salute dell’uomo. Siamo precipitati
in una fase storica che richiede menti e aziende migliori .E’ necessario rimettere in discussione i modelli di sviluppo. Mi rifaccio all’opera di Italo Calvino “ le città invisibili”… le città credono di essere opera della mente o del caso ma ne l’una né l’altro bastano a tener su le mura ,sono piuttosto le risposte alle domande . Proviamo per un momento a ricominciare a sognare ,l’esperienza che stiamo vivendo ci paralizza? Solleviamoci da terra e cerchiamo di avere delle visioni solo così possiamo ricominciare.
Ecco domandiamoci come vorremmo che diventassero le città per vivere città che mettono l’uomo al centro non per una competitività aggressiva ma costruttiva,
città dove abbattere lo stress che ha accompagnato il tempo del Covid 19 , città che guardano alla rigenerazione urbana con programmi di riqualificazione del territorio come rimedio al degrado urbano. Ritorniamo ad appropriarci della natura che abbiamo così violentato attraverso i nostri comportamenti Mai come in questo periodo di isolamento abbiamo compreso come un piccolo spazio verde ci rida’ fiducia e coraggio e proprio da qui dobbiamo ripartire .Citta Verdi che riconoscono nell’uomo e nella natura la vera ragione per esistere. Il tema ambientale deve diventare quello che ispira e trasforma il tema della produzione e dove le ESG dovranno essere privilegiate in quanto produttrici di sicurezza , rispetto degli ambienti di lavoro e relativo controllo.
La forza del nostro paese sta nella forza dei nostri prodotti , prodotti che devono continuare a circolare e a ricordare al mondo intero che in qualunque momento e in qualunque luogo c’è sempre un prodotto Made in Italy che ricorda la fatica lo sforzo e anche la genialità delle nostre aziende produttrici. Una produzione che tenga presente sempre più un’ economia circolare fatta di filiere che riportano il prodotto dalla culla alla culla ( cradle to cradle )*un approccio biomimetico che si contrappone all’esistente sistema industriale fondato sul paradigma dalla “culla alla tomba” modellando l’industria su processi naturali conciliando tutela dell’ambiente, equità sociale e sviluppo.
La terra non appartiene all’uomo ma e’ l’uomo che appartiene alla terra.
* Dalla culla alla culla libro di Michael Braungart e William McDonough.