Dopo oltre due mesi di lockdown oggi si riapre tutto con i protocolli di sicurezza. Dal 3 giugno consentiti spostamenti liberi tra le regioni. Da oggi benvenuta Fase 2.
Da oggi riaprono gran parte delle attività commerciali, non senza incertezze e timori: negozi al dettaglio, centri commerciali, bar, ristoranti, parrucchieri, barbieri, estetisti e mercati non alimentari. Si potrà accedere con le dovute precauzioni anche nei musei, nelle biblioteche, gallerie d’arte e siti archeologici.
Si potrà quindi tornare a circolare liberamente, senza autocertificazione, all’interno della propria regione. Autorizzato anche il trasferimento nelle seconde case. Restano le regole base per scongiurare i contagi (distanziamento sociale, mascherine).
Il decreto prevede che la riapertura di attività economiche e produttive è subordinata al rispetto di protocolli nazionali o di linee guida idonei a prevenire il rischio dei contagi. Conte ha però aperto alla possibilità che le singole regioni possano adottare propri protocolli nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali (avranno quindi natura restrittiva e non estensiva). Questo è spiegato in una nota di Palazzo Chigi pervenuta in seguito all’accordo con le regioni: “A partire dal 18 maggio, le attività economiche, produttive e sociali devono svolgersi nel rispetto dei contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio nel settore di riferimento o in ambiti analoghi, adottati dalle regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel rispetto dei principi contenuti nei protocolli o nelle linee guida nazionali”.
Le regole del distanziamento sociale impongono condotte molto prudenti. L’ingresso nei locali sarà contingentato in base alla loro ampiezza. Ogni cliente che si trovi all’interno dei locali dovrà beneficiare di una superficie di quattro metri quadrati e tra un tavolo e l’altro dovranno esserci due metri.
Chiaramente queste misure potranno difficilmente essere rispettate dai locali più piccolini.
Quattro attività su dieci, dicono i commercianti, non alzeranno sin da subito le saracinesche. Questo per due ordini di ragioni: la preoccupazione di creare gli assembramenti e quindi la paura di mettere a rischio la salute altrui da un lato, dall’altro la scarsa convenienza a riaprire dovuta alle troppe limitazioni e precauzioni introdotte.
Andrea Curcio