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    L’odissea estiva di Cerruti Gino

    Il nostro eroe, per cinquantennale convenzione residente al Giambellino, il Cerruti Gino, questa estate ha un problema. Più d’uno, a dire il vero. Il primo è che, avendo più di 65 anni, non essendo abituato a viaggiare all’estero, essendo privo dello spirito dei tempi (mangia carne, crede che i sessi siano solo due e ha strane idee anche sul matrimonio) e non rientrando nei canoni estetici di Sala, questa estate se non circolasse sarebbe meglio. Il Comune, infatti, ha delle delle grandiose idee sull’estate Milanese. Che partono da alcuni capisaldi.

    L’assessore Roberta Guarnieri punta sulla rivalutazione culturale della città. E lo fa puntando con decisione su tre linee:

    Piattaforma informatica unica per la comodità del turista: sogni ingresso in qualsivoglia luogo pubblico comunale dovrà, probabilmente, essere prenotata. Ogni e ciascuna. Online.

    In ogni caso, il Sindaco punta su turisti extra milanesi. I locali che li interessano sono ben specifici. Nello specifico:

    Il target di questa operazione è un turista abituato all’outdoor (perché? Stiamo forse pensando di farli dormire in tenda al parco Lambro per fargli godere dei rituali di accoppiamento delle nutrie?), tra i 26 ed i 45 anni, che sia stato all’estero e che ora voglia riscoprire finalmente il luogo in cui sono stati segregati prima che Schengen aprisse le gabbie.

    Tutto questo è encomiabile. Il signor Gino, però, come dicevamo non ha 30 anni, odia l’outdoor (causa artrite) e questa città, dopotutto gli piace. Quindi, finora, per il Cerruti non c’è assolutamente nulla. Ah, sì, riapriranno le piscine. Non che il Gino ne fosse un frequentatore (gli fanno male al cuore), ma ci si può sempre adattare nella vita. Quindi lui andrebbe anche a prendere due portentosi bermuda alla Fantozzi.
    Solo che. Solo che deve prenotare tramite app. Lui sa cosa sia una app, non prendiamoci in giro. È over 65, non stupido. Ma, davvero, ne vale la pena? Perché alla fine è questa la domanda: ne vale la pena?

    Vale la pena attrezzarsi per affrontare un’estate in cui il Comune ci tiene a dirti che di te, in fondo, non gliene frega assolutamente nulla? Sistemati i bambini, aperte le piscine, si torna al solito tran tran: Milano è una città per hipster dalla lunga barba, temporaneamente ai domiciliari, cui non far mancare troppo i Navigli. Il signor Cerruti è un errore. Una reliquia del passato. Un problema di altri. Non va in bicicletta, Gino.

    Non è cosmopolita, lo abbiamo già detto. Questa estate vorrebbe magari sapere dove può andare senza infrangere leggi, DPCM, DL e altre diavolerie varie. E vorrebbe che glielo si dicesse senza passare per una app o il sito del Comune, che comunque funziona a singhiozzo.

    Vorrebbe, il signor Gino, non essere un peso per la città. Non che ci si ricordasse di lui solo nei brevi mesi di campagna elettorale. Che gli si riconoscesse un ruolo, magari. Che ci si rivolgesse anche a lui, quando si immagina la ripartenza. Non è un pezzo di antiquariato da tenere in una teca, in attesa di tempi migliori, il signor Cerruti. Egli è, o aspira ad essere, parte della città. Anche questa estate. Lavorando, se necessario. Anche se non è glamour, amante dei Navigli, in prima linea nelle varie week di Sala.

    Il Signor Gino (che prende il nome, ma solo quello, dalla ballata di Gaber) è l’anima borghese di Milano che abbiamo troppo a lungo calpestato, vergognandocene. Parlando solo ai nuovi ricchi o ai vecchi poveri. Il signor Cerruti questa città l’ha costruita. Ed è ora che torniamo, con rispetto e con deferenza, a rivolgerci a lui per ricostruirla. E va fatto prima che sia troppo tardi per tutti.

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