“L’artigianato considerato di serie B dalla Regione Piemonte: servono atti concreti e risolutivi per smentire questa situazione”
Salta il tavolo con la Regione del comitato unitario di associazioni artigiane: la fumata nera è arrivata a seguito delle difficoltà nel trovare una soluzione che ristabilisse la concertazione proposta e avviata dalla stessa Giunta regionale che aveva portato alla sottoscrizione del Patto della “Ripartenza del commercio e dell’artigianato” del 2 maggio.
“Rileviamo con profonda delusione e amarezza che il metodo della concertazione che si era avviato con il Tavolo del 2 maggio è stato interrotto e accantonato dalla Regione”, ha dichiarato Fabrizio Actis, presidente di CNA Piemonte.
Su sollecitazione della stessa Regione, lunedì 25 maggio, era stato fornito un elenco puntuale delle attività artigiane da inserire tra i beneficiari del Bonus: si trattava di attività di produzione e di vendita in sede fissa (botteghe, laboratori, negozi), per una stima di 8000 imprese con circa 20 mila addetti.
“Tra queste – hanno spiegato dal Comitato – abbiamo segnalato le attività riconducibili ai seguenti macrosettori: alimentare, abbigliamento e arredo casa, le attività grafiche e fotografiche e affini, il settore orafo e di gioielleria, le lenti e l’occhialeria, gli articoli per matrimonio e cerimonie, gli articoli in pelle e calzature, le tintolavanderie, i centri massaggi e la toelettatura animali”.
L’elenco è stato ignorato, anche se, ci risulterebbe che, ieri sera, la maggioranza abbia presentato un emendamento che ricomprendeva i codici di attività da noi proposti, ma questa mattina, sempre a opera della maggioranza, il provvedimento è stato ritirato.
“E’ incomprensibile e lesivo per il sistema economico piemontese escludere per scelta una componente fondamentale dell’economia regionale, poiché solo una minima parte delle attività artigiane piemontesi è ricompresa nel patto del 2 maggio”, aggiunge Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte.
Michele Giordano