La situazione difficile degli ultimi mesi ha indotto l’Ivass a chiedere a Cattolica Assicurazioni una ripatrimonializzazione di mezzo miliardo di euro.
La pandemia da coronavirus ha colpito anche il settore assicurativo, di Cattolica è eminente mebro, motivo per cui l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) ha chiesto a Cattolica Assicurazioni di avviare un aumento di capitale pari a 500 milioni di euro per rafforzare la solvibilità del gruppo.
In un comunicato stampa, il consiglio di amministrazione della società ha fatto sapere di aver dato mandato al management di preparare il piano di ripatrimonializzazione entro il 30 settembre, ultimo giorno utile indicato dalla lettera dell’Ivass. Questa operazione avverrà tramite l’emissione di azioni ordinarie prive di valore nominale e aventi le stesse caratteristiche di quelle in circolazione.
La lettera inviata dall’istituto di vigilanza evidenzia la situazione di solvibilità indebolita del gruppo e di alcune controllate a causa del deterioramento dei mercati finanziari conseguente la diffusione della pandemia da covid-19. L’emergenza coronavirus, diffondendosi in tutto il mondo, ha contribuito al calo dei tassi risk free ed a un marcato calo dei mercati azionari.
Per questi motivi è necessaria non solo la ripatrimonializzazione di mezzo miliardo di euro, ma anche la stesura di un piano che descriva le azioni intraprese dal gruppo in riferimento alle controllate, riguardanti in particolare il monitoraggio della posizione di solvibilità, di liquidità, oltre ad un’analisi della scelta dei limiti di Risk Appetite Framework. Piano da presentare entro la fine di luglio. Il prossimo step sarà l’assemblea straordinaria e ordinaria dei soci, fissata dal cda per il 26 e il 27 giugno 2020.
A questa situazione particolarmente difficile si aggiunge un’ulteriore complicazione dal momento che Cattolica Assicurazioni ha fatto sapere che, nella serata del 29 maggio, Alberto Minali ha rassegnato le dimissioni da consigliere di amministrazione, notificando subito un atto di citazione alla società con il quale avanza pretese economiche pari a 9,6 milioni di euro, pretese ritenute infondate dalla compagnia.