Dal lockdown alla ripresa con i ristoranti semi deserti, il comparto ittico del lago d’Iseo, nel Sebino, rischia di non riprendersi dalla crisi.
Rischiano di rimanere in secca i pescatori del Sebino. Qualche spiraglio di ripresa potrebbe cominciare ad intravvedersi con la riapertura delle regioni e la conseguente ripartenza del flusso turistico, vitale per l’economia della zona attorno al lago d’Iseo, ma i pescatori per ora non sono ottimisti.
Durante il periodo di lockdown con il blocco degli spostamenti e le chiusure dei ristoranti, che rappresentano la clientela maggiore per chi vive di pesca, il mercato locale è rimasto completamente fermo, causando perdite ingenti all’intero comparto.
Dalla Cooperativa dei pescatori di Clusane si parla di stagione ormai sfumata, con un calo complessivo del 90% dei clienti. Una comunità di una trentina di addetti all’ittica che serve tutta l’area dell’Iseo, approvvigionando ristoranti e negozi di pesce presso i quali moltissimi turisti, a partire dagli habitué milanesi nel week end, erano soliti rifornirsi del pescato d’acqua dolce del giorno e che ora deve dire addio anche agli introiti derivanti dai campeggiatori, a stagione ormai ampiamente avviata.
Alleanza coop pesca denuncia, su scala nazionale, 80 milioni di euro di fatturato andati in fumo in soli due mesi. A rischio anche le produzioni di acquacoltura che potrebbero aggiungere un’ulteriore perdita stimata attorno ai 35 milioni di euro, qualora rimanesse bloccata la raccolta per le ridotte richieste dei ristoranti. Molto infatti dipenderà dalla ripresa effettiva della ristorazione, dove confluisce una fetta significativa della produzione nazionale.
Nel frattempo servono indennizzi per consentire ai produttori, ridotti allo stremo, di non chiudere le proprie attività. Alleanza coop pesca stima che il 50% delle imprese ittiche sia a rischio di chiusura definitiva.
E, come non bastasse, si aggiungono anche le alghe a complicare ulteriormente le possibilità di ripresa dei pescatori del lago d’Iseo. Da ormai un mese a questa parte, infatti, un’importante fioritura sta compromettendo i risultati della pesca, ostruendo le reti dei pescatori e riducendo sensibilmente la quantità di pesce catturato. E quel poco di pescato che si riesce a portare a riva, ancora fatica a trovare una collocazione nei ristoranti della zona.
Alcuni dei pescatori del Sebino rilevano con amarezza che locali e ristoranti sul lago, pur avendo coraggiosamente aperto, sono ancora lontani dalle presenze che normalmente si registrano durante la stagione primaverile, specialmente adesso con l’estate alle porte. Servono incentivi e subito, è l’appello dei pescatori che nel frattempo si sono reiventati con la pesca del siluro, sebbene non particolarmente apprezzato sulla tavola, ma la cui eliminazione delle acque lacustri favorisce la riproduzione del pesce autoctono.
Micol Mulè