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    Istat: ad aprile boom di inattivi

    Gli utlimi dati Istat hanno registrato il forte impatto della pandemia e del lockdown sul mercato del lavoro, con numeri che non si vedevano da decenni.

    Nonostante i provvedimenti del governo, l’emergenza covid-19 sta provocando effetti disastrosi sul mercato del lavoro. Gli ultimi dati dell’Istat parlano chiaro: ad aprile l’occupazione ha registrato una diminuzione di quasi 300mila unità rispetto al mese precedente. Ma questo putroppo non è il dato peggiore.

    Le rilevazioni dell’Istituto di nazionale di statistica evidenziano una diminuzione dell’occupazione di 1,2 punti percentuali, pari a -274mila unità: una variazione mensile mai vista negli ultimi decenni e che coinvolge tutte le tipolgie di soggetti: donne (-143mila), uomini (-131mila), dipendenti (-205mila), indipendenti (-69mila). Il tasso di occupazione invece è sceso di 0,7 punti percentuali arrivando a 57,9%. Sono dunque gli indipendenti e i lavoratori a termine ad aver sofferto di più. Tuttavia, nonostante il blocco dei licenziamenti fino ad agosto, i lavoratori dipendenti sono scesi di 76mila unità. Un dato sconfortante.

    Eppure l’aspetto più preoccupante riguarda gli inattivi, cioè coloro che non hanno lavoro e non lo stanno cercando attivamente al momento della rilevazione istat: +746mila unità rispetto a marzo. Probabile che le rigide misure del lockdown abbiano influito sul morale di chi era disoccupato, e quindi alla ricerca di un lavoro, il quale ha smesso del tutto di cercare un’occupazione.

    Su base annua gli inattivi sono aumentati di 1,46 milioni, mentre il calo degli occupati è pari a 497mila unità. Non bisogna dunque farsi ingannare dal forte calo del tasso di disoccupazione, sceso a 6,3%, uno dei valori più bassi delle ultime decadi, poiché molti di questi non sono diventati occupati ma sono completamente usciti dalla forza lavoro, diventanto inattivi, il cui numero infatti è salito al 38,1% (+2% su marzo).

    A fronte di questi dati è opportuno chiedersi se le misure adottate dal governo, tra cig e bonus, siano sufficienti o se forse non sia il caso di aiutare in maniera più marcata coloro che svolgono un ruolo primario nel rilancio dell’occupazione e della crescita del paese, cioè le imprese.

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