Possibile aumento delle classi, si calcola la necessità di 100.000 docenti in più ma risorse insufficienti per la scuola
Il decreto sulla scuola è ora legge. Approvato dal Parlamento e firmato dal Presidente della Repubblica, disciplina la chiusura dell’anno scolastico odierno e traccia le linee guida per la riapertura in sicurezza a Settembre.
“È un provvedimento nato in piena emergenza che consente di chiudere regolarmente l’anno scolastico in corso. L’obbiettivo è quello di mettere al centro gli studenti e di garantire la qualità dell’istruzione. Ora definiamo le linee guida per settembre, per riportare gli studenti a scuola, in presenza e in sicurezza” commenta così la Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina.
Saranno necessari almeno tre miliardi,100mila docenti, e 28mila bidelli in più per riaprile scuole a settembre. Tutto questo servirà per garantire il distanziamento e l’insegnamento in classi più ristrette, composte tra i 10 e i 12 alunni.
Una delle ipotesi avanzate dalla task force guidata da Patrizio Bianchi prevede un aumento del personale tra il 10-15%.
Il decreto non è servito a placare i sindacati, che da giorni sono in sciopero, insieme ai genitori del comitato “Priorità alla scuola.
“Senza fondi non si riparte” è lo slogan che gli insegnanti hanno scandito davanti al ministero dell’Istruzione nella manifestazione indetta in occasione dell’ultimo giorno dell’anno scolastico.
Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda lamentano il fatto che si facciano proclami sulla centralità dell’istruzione e poi, sostengono, non vengono seguiti da stanziamenti congrui.
I sindacati chiedono all’unisono la stabilizzazione dei precari e maggiori investimenti. Gli slogan utilizzati sono: “Non vogliamo classi pollaio” e “più sostanza meno distanza”.
Il decreto sulla scuola ha lasciato scontenti non solo l’opposizione, ma anche buona parte del Partito Democratico. Il presidente dem della Toscana Enrico Rossi ha richiamato il centrosinistra a non accontentarsi di aggiustamenti: “Lascia delusi non solo perché arriva in ritardo, ma è sottofinanziato e non chiaro sulle scelte da fare”.
Il premier Conte confida nei fondi che arriveranno dall’Europa, ma sono in molti a ritenerli insufficienti.
La Cisl ha ipotizzato un incremento delle classi del 50% per garantire gruppi da 10-12 bambini. “Volendo ipotizzare una soluzione limitata rispetto ad altre esperienze in Europa, dove si arriva a 6 alunni per docente, è necessario prevedere uno spacchettamento delle sezioni per garantire il distanziamento”.
Per i più grandi si ipotizzano lezioni da 40 minuti, questo consentirebbe di far recuperare ad ogni insegnante 7 “unità orarie” a settimana.
Un’altra simulazione è quella della Flc-Cgil, che calcola il bisogno di 33.039 nuove sezioni dell’infanzia e 89.580 sezioni per la scuola primaria. Per garantire 30 ore settimanali in 59.726 saranno indispensabili circa 245mila professori, con un costo pari a 7 miliardi per 10 mesi.
Andrea Curcio