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    Riparte la giustizia. Tribunali aperti dal primo luglio

    Decreto sulla giustizia in arrivo. Anticipo riapertura dei tribunali. Divieto utilizzo intercettazioni “irrilevanti”, possibile riduzione ferie dei magistrati

    In seguito agli emendamenti del centrodestra e alle proteste degli avvocati, che lamentano un forte pressing da parte dei clienti oltre ad una situazione economica difficile, l’apertura dei tribunali, quindi di tutte le udienze civili e penali, è stata anticipata dal 30 luglio al primo luglio. La Giustizia ringrazia.

    Questo avverrà con un decreto dedicato alla giustizia, contenente anche altre misure come la legge Orlando sulle intercettazioni, i colloqui telefonici per i detenuti e la questione della revoca dei domiciliari per alcuni detenuti. Arriva anche la conferma del ministro Bonafede.

    Da Brescia, arriva però l’allarme del presidente della Corte d’Appello Claudio Castelli: “Attenzione però, non buttiamo a mare la programmazione già fatta, perché sortiremmo il risultato di perdere e dover rinviare anche tutte le udienze in calendario”. 

    Per evitare la ripetizione di alcuni atti già ufficializzati e la riprogrammazione in calendario delle varie udienze, in commissione si è giunti a un compromesso. Si riparte dal primo luglio ma come è scritto nel testo “restano validi gli atti e i provvedimenti adottati e sono fatti salvi gli effetti prodottisi e i rapporti giuridici” realizzati fino a quel momento.  

    Sul tavolo anche una possibile ed ulteriore riduzione delle ferie per i magistrati per far fronte al lavoro accumulato durante l’emergenza Covid. I giorni di ferie erano già stati ridotti da 45 a 30 dal governo Renzi.

    La legge Orlando sulle intercettazioni entrerà definitivamente in vigore il primo settembre. La ratio è quella di vietare l’utilizzo delle intercettazioni giudicate “irrilevanti”, ossia non contenenti le prove per dimostrare la colpevolezza dell’inputato.

    Verranno quasi nella totalità dei casi, aumentate le conversazioni telefoniche dei detenuti con le famiglie, una chiamata in più al giorno. Sono esclusi i condannati con il 41bis.

    Dall’altro lato, viene introdotta una pena da uno a 4 anni per chiunque metta a disposizione di un detenuto un telefono cellulare. Le pene potranno essere anche di 5 anni se il reato viene commesso da un pubblico ufficiale o da un soggetto che esercita la professione forense.

    Andrea Curcio

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