Nessuno si inginocchierà per gli imprenditori suicidi
Una premessa, io non credo che inginocchiarsi sia una grande idea, se davanti non hai Dio. Questa è la lezione che, da giovane militante, mi diede Piero Mazzola, figlio di Giuseppe, prima vittima delle BR. Suo padre, che avrebbe potuto salvarsi la vita, se solo lo avesse fatto rifiutò e morì. Ecco, io la penso come lui. Solo davanti a Dio. Detto ciò, se si decide che è un metodo corretto di far passare un messaggio, allora si pieghi il ginocchio per cose nostrane, oltre che straniere. Per esempio i suicidi degli imprenditori disperati.
“Ci sono stati 47 suicidi in questi mesi ma nessuno considera questi lavoratori – ha detto Paolo Polli il ristoratore che da alcune settimane ha portato avanti una protesta in solitaria all’Arco della Pace di Milano, dormendo in tenda, per chiedere aiuto allo Stato -. Chiediamo lo stop della Tari e della Cosap fino a fine 2021, soldi a fondo perduto per pagare le bollette di questi mesi, se ci fermiamo noi si ferma l’Italia”
Così dichiara al Giorno un ristoratore coraggioso. E anche senza inginocchiarsi, prendiamo per buone le sue parole e facciamo un’analisi. Intanto, partiamo da un punto controverso per noi liberali: fondi perduti per pagare le bollette? Sì. Semplicemente, sì. Le attività non hanno chiuso per crisi. Non hanno chiuso per un cambio del mercato. Hanno chiuso perché lo Stato le ha chiuse. E molte, di fronte ad una decisione repentina, non si sono potute adattare all’asporto. Se lo Stato decide per proteggere il bene comune, non è detto possa farlo gratis. Anche negli articoli 41 e 42 della Costituzione la cosa è chiara: la proprietà privata può essere superata dall’esigenza pubblica, ma solo a fronte di un ristoro economico. Non chiede aiuti, il dott. Polli. Chiede un risarcimento danni.
Quanto poi alla sospensione delle tasse fa un ragionamento corretto. È ora che il Comune prenda atto che le risorse allocate per cultura, svago e tempo libero vanno impegnate per consentire agli imprenditori di non pagare il suolo pubblico. È un principio sacrosanto, anche questo Costituzionale, la capacità contributiva non può essere dilatata all’infinito. Il suolo pubblico in più non serve per fare profitto, solo per limitare le perdite imposte da decisioni esterne, come quella sul distanziamento sociale.
La tassa sui rifiuti poi è imbarazzante, è stata pagata anche da ristoranti chiusi e resterà intatta anche quando funzioneranno la metà. Questo non ha senso. E ciò che non ha senso è iniquo. Purtroppo, come recita un cartello dei manifestanti, le attività chiudono e Sala apre le ciclabili. La rappresentazione plastica di tutto ciò che non va con la politica di sinistra. È l’ideologia che si scontra, in armi, con la Realtà. E ovviamente perde. Portando con sé, nella sconfitta, le vite di innocenti. Ora basta.
Luca Rampazzo