Crisi delle attività, se non vengono aiutate arriva la mafia
Infiltrazione della ‘ndrangheta in un lussuoso hotel in crisi nella riviera ligure
“Ma lei lo sa che le quote qua sono mie? Lei come si permette di chiedere i documenti, stabilisco io se devo dare i documenti o no”.
Alfonso Pio è un malvivente appartenente alla ‘ndrangheta, figlio di Domenico e cugino di Candeloro Pio, boss di Desio arrestati in una maxi inchiesta del 2010.
Dal 2016 teneva sotto scacco il proprietario dell’Hotel del Golfo di Finale Ligure, dove beneficiava di una suite gratuita per sé e per l’amante anche durante l’inverno, quando l’hotel era chiuso.
Aveva sostanzialmente ottenuto la supremazia della struttura per mezzo di minacce e manovre per scalare la società, anche grazie al denaro dei clan brianzoli.
Fortunatamente Alfonso Pio, residente a Monza, è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano.
In carcere anche un promotore finanziario, un imprenditore colluso coinvolto nella vicenda dell’hotel e un 46enne romeno.
Non è la prima e non sarà l’ultima delle inchieste riguardanti esponenti della malavita che intendono inserirsi nelle attività legali approfittando della crisi economica dei titolari, con fiumi di denaro illecito da reinvestire.
Nel caso di specie la mafia aveva approfittato di un imprenditore che, a corto di denaro, aveva anche avuto una diatriba con un socio. Alfonso Pio avrebbe costretto, con delle minacce, i soci della Confort & Resort (società che gestiva l’hotel) a cedergli alcune quote della società, ottenendo così il controllo del resort, facendo valere anche la sua appartenenza alla ‘ndrangheta.
La violenza del malvivente si accaniva anche sui dipendenti, come emerge chiaramente dalle intercettazioni: “Non rompermi i c…perché ti butto fuori dall’albergo (…) sono io il capo”.
Andrea Curcio