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    Donne e start up: l’Italia riparte

    Donne e start up: l’Italia riparte

    Dopo i mesi difficili dell’emergenza sanitaria, il Circolo delle Imprese riparte con gli eventi dal vivo. Protagoniste tre donne imprenditrici di successo.

    Donne, imprese e start up. La sfida della ripartenza passa lungo queste direttrici, dove a mettersi in gioco è il talento, la competenza e soprattutto il coraggio di investire in un settore, quello imprenditoriale, che richiede caparbietà e capacità di innovarsi.

    Lo sanno bene le tre donne protagoniste della prima serata di ripresa degli incontri dal vivo organizzata nella suggestiva location dell’Abbazia di Mirasole, alle porte di Milano, dal Circolo delle Imprese, realtà itinerante nata a Milano con l’obiettivo di creare una rete di rapporti tra le diverse realtà imprenditoriali del territorio per favorire sinergie di sviluppo reciproco. In una sala gremita, nel pieno rispetto delle regole sanitarie, il Circolo riparte, anche se in realtà non si è mai fermato, come spiega la coordinatrice del Circolo delle Imprese Donne, Caterina Romanello: “Gli incontri e le occasioni di confronto hanno proseguito nonostante il lockdown spostandosi sulle piattaforme online che ci hanno permesso di mantenerci in contatto e garantire una formazione continua”. In pieno spirito del Circolo – partecipa, condividi e cresci – semplicemente cambiando la modalità.

    Ospiti della serata tre donne imprenditrici, generazioni a confronto accomunate dallo stesso spirito imprenditoriale e innovativo, capaci di mettersi in gioco intuendo il potenziale che sta dietro ad un’idea. Si parte con la giovane – sulla carta, ma molto determinata – Beatrice Del Col Balletto, vent’anni e già responsabile di Startup Grind dell’Università Cattolica di Milano e attiva nell’ambito di SG Italy, che nasce per riunire la comunicazione dei “chapter” in un unico canale nazionale con l’obiettivo di connettere le realtà italiana con quelle internazionali. Startup Grind è infatti la più grande community di imprenditori, innovatori e startupper a livello globale, capace di connettere oltre due milioni di imprenditori nel mondo, coltivando l’ecosistema delle start up attraverso eventi periodici con innovatori, educatori ed investitori che mettono a disposizione il proprio bagaglio di esperienza. “Durante il lockdown ci siamo reinventati – spiega Beatrice – lanciando un programma di membership di startupper che dà l’opportunità alle start up di entrare nell’ecosistema dove sono presenti investitori e imprenditori e accedere a sconti tramite i nostri partners”.

    Affonda le radici in Valtellina, invece, l’azienda di Annalisa Rainoldi, dell’omonima Rainoldi Legnami Srl, dove l’attività imprenditoriale è profondamente legata al territorio e si tramanda da ormai tre generazioni lungo un percorso di crescita che passa anche attraverso la diversificazione delle attività. Dalla tradizione all’innovazione, con il core business nella lavorazione del legno e uno sguardo alle nuove sfide del mercato, puntando sull’ economia circolare e sulla ricerca per essere sempre più competitivi. “La vita imprenditoriale non è facile – sottolinea Annalisa Rainoldi – serve tanto coraggio e voglia di fare”.

    Ne sa qualcosa Alessandra Lomonaco, che di voglia di fare e di cambiamento – dopo anni di lavoro in importanti multinazionali – ne ha fatto una start up. Non ha nemmeno un anno Zheroo- Da Zero a Startup, un progetto pensato per far evolvere un’idea di impresa in start up, attraverso strumenti di business e di visual design. Formazione e curiosità come leva per cambiare: “Ho lasciato il lavoro in azienda per un percorso autonomo nel mondo dell’innovazione – spiega – si stava sviluppando l’ecosistema delle start up dove il networking è di fondamentale importanza: partecipare agli eventi, conoscere persone e dare e offrire il proprio supporto”. E anche il lockdown è stato foriero di novità, “Huky” è il nuovo progetto nato e proseguito durante quei mesi difficili, che si pone l’obiettivo di agganciare il cambiamento, offrendo alle imprese l’opportunità di ripresa attraverso un cambio di paradigma organizzativo “tailor made”, costruito su misura per ciascuna azienda.

    Solo il 13% delle start up è fondato da donne: “Serve un cambio di passo – chiude Alessandra Lomonaco – innanzitutto eliminando i pregiudizi culturali e valorizzando lo studio delle materie Stem tra le studentesse. Occorre trovare coraggio e confrontarsi”. Quello che già fanno le imprenditrici del Circolo delle Imprese.

    Micol Mulè

     

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