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    Prezzi: il cibo rincara, l’energia crolla.

    Prezzi: il cibo rincara, l’energia crolla.

    Effetto covid sia sulla domanda che sull’offerta, con prospettive poco rassicuranti per cibo ed energia.

    A cinque mesi dalla chiusura del Paese a causa dell’epidemia di coronavirus e a due mesi dall’avvio della fase due, cominciano a notarsi delle tendenze economiche insolite, frutto dell’alterazione dei comportamenti dei consumatori imposta dalle costrizioni della quarantena e del lockdown prima e delle accortezze necessarie ora.

    Da un lato infatti, come prevedibile, da aprile si è impennata la domanda di prodotti alimentari e parallelamente i servizi energetici e i combustibili hanno subito un crollo. Una crisi dei prezzi che per la prima volta colpisce contemporaneamente il lato della domanda, trasformatosi a seguito della crisi dei redditi e dei mancati acquisti durante il lockdown, e dell’offerta a causa della chiusura di molte imprese e della crescita dei costi di produzione.

    L’Istat rileva a giugno un calo tendenziale del Foi, cioè l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie che si attesta a -0,3%, frutto del combinato deflazionistico dei beni energetici insieme al rialzo dei beni alimentari.

    In generale continuano gli ampi cali dei beni energetici: -14,9% per quanto riguarda i prezzi del gasolio per i mezzi di trasporto, -13,7% per la benzina, con ricadute su tutta una serie di ambiti quali le spese legate all’abitazione (-3,8% nel mese di giugno), i trasporti (-3,7%) e le comunicazioni (-3,5%). Una dinamica compensata dal continuo rialzo del prezzo dei beni alimentari (+2,3%) che comprende anche le bevande alcoliche e i tabacchi (+2%) e altri beni e servizi (+1,8%).

    Una tendenza favorita tuttavia dalla situazione di difficoltà in cui versa ancora oggi il mondo della ristorazione e che ha favorito le speculazioni al ribasso da parte dei fornitori. Complessivamente comunque prevale un calo della domanda mentre sulle previsioni inflazionistiche del prossimo futuro pesa una lunga fase di stagnazione dei salari.

    L’Istituto Nazionale di Statistica inoltre stima una leggera flessione del clima di fiducia dei consumatori a luglio rispetto al mese precedente: da 100,7 si passa a 100,0. Tuttavia l’indice composito del clima di fiducia delle imprese sale per il secondo mese consecutivo: da 66,2 a 76,7.

    Nell’industria l’indice di fiducia del settore manifatturiero sale da 80,2 a 85,2 e nelle costruzioni aumenta da 124,0 a 129,7, aumento trainato da un deciso miglioramento dei giudizi sugli ordini. Per il comparto dei servizi invece si denota una marcata risalita dell’indice sia ne servizi di mercato (da 52,1 a 65,8) sia nel commercio al dettaglio (da 79,6 a 86,3).

    Simone Fausti

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