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    Scuola, da nord a sud i presidi cercano soluzioni

    Scuola, da nord a sud i presidi cercano soluzioni

     

    Gli istituti più grandi e maggiormente ricercati i più svantaggiati

     

    Continuano le polemiche sul mondo della scuola, sia da parte di docenti, personale scolastico, sia da parte degli stessi studenti, a causa delle incertezze che continuano a non essere definitivamente rimediate dal Governo. Il futuro modus operandi scolastico è un’incognita.

    Per ora l’unica cosa certa è la data di riapertura: il 14 settembre per tutti.

    Pare che il comitato tecnico scientifico, valutando gli effetti negli altri Paesi, si stia orientando a togliere l’obbligo della mascherina nelle scuole elementari.

     

    Le scuole elementari e medie dovrebbero mantenere una didattica in presenza dividendo le classi numerose per mantenere le distanze, avvalendosi di circa 80.000 docenti promessi dalla Azzolina.

    Per quanto attiene alle scuole superiori, le lezioni dovrebbero svolgersi in forma alternata, sia online sia in presenza. Sono molte le lamentele per la mancanza di indicazioni chiare. Non è facile per gli studenti e per i genitori iniziare l’anno scolastico senza sapere come saranno organizzati i programmi, gli insegnamenti e le modalità di valutazione.

    Pare che uno studente su due non avrà spazio e che ci siano problemi nell’inserimento delle domande dei supplenti nel sistema del Ministero in quanto molti curricula non vengono salvati.

     

    Anche la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha bacchettato il Governo in un’intervista al Messaggero: “La scuola è una priorità assoluta e il ritorno di tutti gli studenti in classe a settembre deve essere un imperativo categorico – prosegue la Casellati –  La scuola non è didattica al computer ma è crescita educativa, culturale e sociale.

    La presidente Casellati ammonisce il Governo spiegando che “La responsabilità dell’esecutivo non può essere scaricata sui presidi altrimenti si rischia la catastrofe, creando discriminazioni tra studenti”.

     

    L’assessora all’Istruzione della Regione Toscana, Cristina Grieco, ha chiesto alla ministra Lucia Azzolina un maggiore impegno sull’organico, perché “le risorse ancora non si vedono.

    “Stiamo lavorando allo scostamento di bilancio”, è stata la risposta della ministra, che non anticiperà finanziamenti. La Grieco: “Siamo in ritardo”.

     

    I sindacati, dopo aver allarmato il Paese denunciando che “non ci sono le condizioni per riaprire le scuole”, adesso propongono un medico di sorveglianza per ogni istituto. L’Associazione nazionale dei presidi suggerisce il ritorno del medico scolastico.

     

    Il problema sono soprattutto le scuole grandi con elevati numeri di studenti, non tanto all’interno delle singole classi, ma nei momenti di intervallo, di entrata e di uscita.

    Paradossalmente, le scuole più richieste sono quelle più svantaggiate da questa situazione.

    Ma vediamo nel dettaglio come si comporteranno alcuni istituti scolastici.

     

    Al liceo scientifico Einstein nel quartiere Barrera di Milano gli studenti sono circa 1400. La metà di essi, circa 700, dovranno adeguarsi alla didattica a distanza, almeno fino ad ottobre. Lo certifica anche il programma di simulazione del ministero, dal quale si evince che non ci potrà essere spazio per tutti.

    Il preside, Marco Chiauzza, sostiene non ci sia nemmeno abbastanza personale per riorganizzare le lezioni e per garantire ad ogni liceale la possibilità di seguire in presenza la didattica. Per questo ha disposto l’acquisto di webcam “un po’ più raffinate”, per garantire una didattica a distanza più efficace. “Se la diffusione del contagio lo permetterà e gli studenti rispetteranno le nuove regole, a fine ottobre proveremo a far rientrare tutti”.

     

    La preside Patrizia Cocchi del liceo Vittorio Veneto, il più antico di Milano, spiega che è impossibile riportare tutti a scuola perchè dovrebbe sdoppiare le classi e gli spazi non lo permettono. “Un terzo della classe, a rotazione, seguirà le lezioni da casa – spiega -. Ho acquistato computer touch che, collegati alla Lim, permetteranno ai ragazzi di vedersi e di guardare lo stesso schermo, e installeremo dei microfoni per far sì che gli studenti a casa sentano quelli a scuola”.

     

    Al Galilei di Firenze, tantissimi banchi appena ordinati sono stati accatastati in un magazzino perchè non serviranno più. “Ci hanno detto che non vanno bene perché sono troppo grandi. Allora ho dovuto ordinare al ministero quelli singoli, ma chissà se arriveranno mai in tempo” spiega il preside Stefano Gemmi.

    Per tranquillizzare alcuni docenti, molti dei quali ultra 55enni, desiderosi di rassicurazioni, Gemmi ha ordinato un pannello di plexiglass per ogni aula, che verrà montato intorno alla cattedra.

     

    Nella scuola più affollata di Roma, il liceo Amaldi dove ogni anno si contano più di 1950 studenti, la situazione appare difficile soprattutto per i ragazzi delle prime che entreranno quest’anno e dovranno anch’essi alternarsi con le lezioni a distanza. “Avrei voluto evitarlo almeno alle classi prime, non si può” sospira la dirigente scolastica Maria Rosaria Autiero.

     

    In periferia di Palermo, nel quartiere Brancaccio, c’è una bella scuola media dove i ragazzi possono optare per l’indirizzo musicale. Una scuola considerata un’eccellenza nel quartiere, una realtà non facile. Da anni la scuola aspetta di essere ristrutturata. Adesso sono arrivati 5 milioni di fondi comunitari e i lavori cominceranno tra agosto e settembre ma dureranno ben 16 mesi.

    Nel frattempo si pone il problema di dove trasferire tutti gli studenti, che in tempi normali sarebbero stati divisi nelle scuole vicine.

    Finora i sopralluoghi non hanno portato a nessuna soluzione. “Abbiamo visto posti del tutto inadatti – dice l’assessora alla Scuola, Giovanna Marano – confesso che siamo un po’ avviliti ma troveremo una soluzione”.

     

     

    Andrea Curcio

     

     

     

     

     

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