600 mila posti di lavoro a rischio
I sindacati auspicano uno Stato dirigista e proroghe di cassa integrazione e blocco dei licenziamenti per salvare i posti di lavoro
La segretaria confederale della Uil Ivana Veronese ha incrociato i dati macroeconomici contenuti nel Def 2020, l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, le stime di crescita della Ue e dei maggiori istituti e i dati sulle comunicazioni obbligatorie riferite rapporti di lavoro attivati e cessati.
Quello che si apprende è uno scenario agghiacciante: sono a rischio tra 530 mila e 655 mila posti di lavoro.
Uno dei settori più critici è senza dubbio quello turistico. Il crollo delle presenze e dei fatturati nel turismo sta avendo ripercussioni drammatiche sul mercato del lavoro.
I lavoratori stagionali sono solo la metà rispetto allo scorso anno, come evidenziato dal segretario generale della Fisascat Cisl, Davide Guarini.
“È evidente che l’assistenzialismo non è sufficiente, sono urgenti investimenti pubblici e privati per accompagnare lo sviluppo turistico del paese e la riqualificazione delle infrastrutture, preservando l’occupazione”, spiega Guarini al tavolo con i ministri del Turismo Dario Franceschini e del Lavoro Nunzia Catalfo.
Al netto di alcuni settori come quello alimentare, farmaceutico, chimico ed una parte della logistica, che hanno mantenuto una discreta continuità nei livelli produttivi, il lockdown ha provocato in molti casi danni impressionanti. Si parla di livelli ben superiori a quelli della crisi del 2008, che ha determinato, nel quinquennio successivo, la perdita di un milione di posti di lavoro.
Si pensi a settori quali l’automotive che si è completamente fermato, alla moda e all’edilizia.
I segretari generali di Cgil, Maurizio Landini, Cisl, Annamaria Furlan e Uil, Pierpaolo Bombardieri continuano a chiedere al Governo il prolungamento degli ammortizzatori sociali “ per tutti coloro che ne hanno bisogno”, oltre chiaramente alla proroga del blocco dei licenziamenti.
Dalla fine del lockdown, la situazione soffre di parecchia instabilità, “soprattutto in quei settori dove le imprese sono sottocapitalizzate”, dice Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil.
“Ci sono settori che potrebbero trovare nuove prospettive e settori che invece hanno prospettive di tenuta molto più basse” osserva la sindacalista della Cgil, auspicando fortemente l’allungamento delle settimane di cassa integrazione ed il blocco dei licenziamenti.
Peccato che saranno sempre i contribuenti a dover pagare la cassa integrazione all’infinito, almeno fin quando si esauriranno anche gli ultimi denari rimasti e che il blocco dei licenziamenti per le imprese provoca spesso e volentieri la loro fine.
Andrea Curcio