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    La questua violenta dello Stato

    La questua violenta dello Stato

    Il MES non si deve chiedere perché altrimenti i rettiliani ci fregano coi soldi del signoraggismo. Ma spremere le partite IVA con saldi ed acconti da versare entro giovedì, 20 agosto è una mossa del tutto legittima, pensa il governo. Sono 246 i checkpoint fiscali entro la fine di agosto. Uno stillicidio di scadenze, perché il leviatano ha fame.

    Quasi tutti (circa l’83%) si concentrano il 20, giorno a partire dal quale ricomincia la guerra fiscale, sono temporaneamente fermata dalla canicola estiva. E soprattutto è la seconda chance (dopo la scadenza del 20 luglio) entro cui 4,5 milioni di partite Iva, tra quelle soggette alle pagelle fiscali e quelle nel regime forfettario, devono completare i versamenti di saldo 2019 e primo acconto 2020 di imposte sui redditi e contributi con la maggiorazione dello 0,40 per cento.

    Non ci saranno ulteriori rinvii, d’altronde le possibilità di pagamenti dilazionati saranno riservate solo ai tributi sospesi durante il lockdown. Questa, amaramente, è la prova regina di chi mantiene chi. Nonostante il montante esiguo in termini di numeri, l’accanimento è ai massimi. La contrazione nei primi sei mesi è di 30 miliardi. Ma dalla passione con cui ci rincorre lo stato sembra che di miliardi ne manchino 300. 30 miliardi è il 15% del recovery fund. È il 3% della spesa pubblica annuale. Eppure sembra che stiamo parlando di ossigeno puro. Ed in effetti, non è così lontana la metafora.

    A differenza delle “tasse” dei lavoratori pubblici e dei pensionati, questi sono soldi freschi. Non sono partite di giro. Non sono artifici contabili. È, per dirla all’Inglese, cash. È argent de poche, alla Francese. È la linfa che consente all’albero di vivere. E l’albero, al di là della fantasiosa potenza di fuoco di Conte, è assetato. E per dissetarsi necessita del sangue. Del sangue di chi’ di chi fa impresa. Ecco perché ci hanno dato un paio di mancette e ci hanno garantito dei prestiti.

    Toglierci semplicemente le tasse era impossibile. Meglio illuderci, per una volta, di essere come tutti gli altri e ricevere un indennizzo per le chiusure imposte. Tanto alla fine tutto sarebbe tornato indietro. Con gli interessi. Alla fine è dopodomani, calendario alla mano. Eppure sarà interessante vedere quanti pagheranno e quanti si arrenderanno. In questo periodo la fedeltà fiscale è così alta che 6 contribuenti su 10 stanno pagando le cartelle sospese. Ma, reggetevi forte, quando bisognerà che qualcuno ripiani i bonus monopattino, la colpa sarà ancora volta degli evasori fiscali. E siccome solo chi produce può evadere, non riceveremo alcun applauso per aver tenuto a galla la nave.

    Tutta ordinaria amministrazione, in fondo. Produrre in questo paese è sempre stato, negli ultimi venti anni, una colpa senza redenzione possibile.

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