Istat: crollo occupati, -841mila nel secondo trimestre.
L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha pubblicato i dati del mercato del lavoro nel secondo trimestre. Dati che risentono fortemente delle conseguenze della pandemia e del lockdown.
Non sono buoni segnali quelli che arrivano dal mercato del lavoro. Le ultime rilevazioni Istat indicano un secondo semestre pesantemente difficile a causa delle ripercussioni del coronavirus.
Il dato più indicativo è la contrazione del numero di occupati che scende di ben 841mila unità, -3,6% rispetto allo stesso periodo nel 2019. Ad essere maggiormente colpiti sono i dipendenti a termine (-667 mila) e gli indipendenti (-219mila), mentre gli indeterminati aumentano lievemente ma in maniera insufficiente per compensare tale calo generale.
In diminuzione anche le ore lavorate: -13,1% a livello congiunturale e -20% a livello tendenziale. Risultati in linea con la flessione del Pil che negli ultimi tre mesi è calato del 12,8% rispetto al trimestre precedente. Il tasso di occupazione è sceso al 57,6%, -1,2 punti a livello congiunturale. Per quanto riguarda i dati provvisori di luglio, l’Istat fa sapere che al netto della stagionalità e dopo quattro mesi di flessione, il numero di occupati torna a crescere (+85 mila, +0,4%) rispetto a giugno 2020 e il tasso di occupazione risale al 57,8% (+0,2 punti in un mese), misurando una positiva reazione del mercato del lavoro alla ripresa dei livelli di attività economica.
Il tasso di disoccupazione è in diminuzione invece rispetto al primo trimestre ma ciò è dovuto principalmente all’aumento del tasso di inattività. Tuttavia, anche in questo caso i dati provvisori di luglio indicano una ripresa del tasso di disoccupazione e un calo di quello di inattività.
Sul versante delle imprese si rileva una diminuzione delle posizione lavorative dipendenti del 3,9% rispetto ai tre mesi precedenti e del 4% su base annua. Tale diminuzione si associa a una marcata riduzione delle ore lavorate per dipendente, pari a -19,1% su base congiunturale e a -26,2% su base annua.
Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione positiva di 323,2 ore ogni mille ore lavorate. Il tasso dei posti vacanti aumenta di 0,4 punti percentuali su base congiunturale e diminuisce di 0,5 su base annua. In deciso aumento il costo del lavoro in termini congiunturali (+5,4%) e tendenziali (+6,1%), determinato dalla crescita delle sue componenti: rispetto al trimestre precedente, le retribuzioni crescono del 5,6% e gli oneri sociali del 4,6%; su base annua l’aumento è del 6,3% e del 5,6% rispettivamente.
Simone Fausti