Lunedì suonerà la campanella anche per i dipendenti comunali, ma i sindacati frenano
A Sesto San Giovanni si punta al rientro in presenza al 100% da lunedì. La Cgil denuncia: non c’è stato alcun confronto con i sindacati per il rientro in sicurezza del personale.
Lunedì 14 settembre segnerà un nuovo inizio, non solo per le scuole, ma anche per i dipendenti comunali di Sesto San Giovanni rimasti ancora in modalità smart working, che dovrebbero rientrare in presenza presso i rispettivi uffici dell’ente. Dal graduale rientro già avviato poco prima del periodo estivo, l’amministrazione punta infatti a riportare a regime la totalità dei servizi e ripristinare i consueti orari di sportello.
Un inizio che si preannuncia tutto in salita, con addirittura l’ombra di una possibile segnalazione da parte della Cgil all’Ispettorato per la funzione pubblica in primis, per la verifica dell’applicazione dei protocolli per garantire la ripresa in sicurezza a tutela della salute dei dipendenti.
Il sindacato ha infatti segnalato, in una missiva indirizzata al segretario generale del Comune, Mario Giammarrusti, che non si sarebbe svolto nessun confronto con la Rsu dell’ente e nemmeno con le organizzazioni sindacali in vista del rientro di lunedì, sottolineando in modo particolare “la necessità che ogni amministrazione proceda con il coinvolgimento del relativo responsabile del servizio prevenzione e protezione e del medico competente a integrare il documento di valutazione dei rischi”.
Valutazioni che, secondo la Cgil, non sarebbero ancora state svolte: “Tant’è che in molti servizi registriamo l’indicazione da parte dei responsabili del pieno rientro della totalità dei dipendenti”.
In particolare sarebbero gli uffici di via Benedetto Croce, dove ha sede il settore socio-educativo, quelli che destano le maggiori preoccupazioni: “Non è stata determinata la capienza degli spazi e di conseguenza il numero massimo delle persone che possono essere presenti contemporaneamente in ogni ufficio – denuncia la Cgil – Non sono stati resi noti i nomi dei referenti individuati ai fini della predisposizione e gestione degli strumenti, autocertificazione e registro visitatori, per garantire la tracciabilità degli accessi”.
Non solo, secondo il sindacato, non sarebbe nemmeno stata fornita al personale alcuna indicazione in merito alla distribuzione dei dispositivi di protezione individuale. In uno spazio, specialmente quello al civico 84 dove si trova il servizio minori e famiglie, che non sarebbe dotato di postazioni lavorative informatiche singole, costringendo così i dipendenti a condividere gli strumenti senza istruirli su quali misure adottare prima e dopo ogni utilizzo.
Anche per quanto riguarda gli orari ci sarebbero dei punti da rivalutare secondo una logica di maggiore flessibilità, tanto per quelli di apertura al pubblico, quanto per l’orario di lavoro dei dipendenti, “introducendo modalità di interlocuzione programmata, anche attraverso soluzioni digitali e non in presenza con l’utenza – segnala il sindacato – applicando il lavoro agile al 50% del personale impiegato nelle attività che lo consentono”.
Passaggio che implicherebbe un tavolo di confronto con le rappresentanze sindacali per organizzare la ripresa delle attività – comprese quelle di erogazione del servizio – contemperandole con la necessità di “fronteggiare le esigenze connesse all’emergenza epidemiologica e all’evolversi del suo contesto”, concludono.
Micol Mulè