Il governo sta pensando a disciplinare lo smart working dal momento che a metà ottobre scade il meccanismo semplificato finora adottato.
Dopo mesi passati ad analizzare i benefici e gli svantaggi dello smart working, tra un mese scopriremo il destino di questo modus lavorativo un tempo considerato eccezionale.
Il 15 ottobre infatti termina lo stato di emergenza e con esso anche quel meccanismo implementato con urgenza durante il lockdown per cui al datore di lavoro è stato concesso di ricorrere allo smart working in maniera unilaterale. Una misura eccezionale dal momento che la legge di riferimento del 2017 stabilisce la possibilità di ricorrere allo smart working tramite accordo individuale redatto tra l’azienda e il dipendente.
Proprio su questo meccanismo esclusivo vuole intervenire il governo. Palazzo Chigi ritiene infatti che la legge 81/2017 andasse bene finché i lavoratori che ricorrevano al lavoro agile erano qualche centinaia di migliaia. Con la pandemia le cifre sono aumentate considerevolmente. I dipendenti che si sono ritrovati a lavorare in un luogo diverso dal proprio ufficio sono diventati milioni. Ecco allora la necessità di regolamentare in maniera diversa una forma di lavoro che probabilmente sarà necessaria anche in futuro.
Per questo motivo il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, starebbe lavorando a un progetto di revisione della legge 81/2017 per sostituire l’accordo individuale azienda-lavoratore con un meccanismo generalizzato: un contratto collettivo nazionale o aziendale. In questo modo il governo cerca anche di disciplinare alcuni aspetti legati allo smart working, in primis la necessità di conciliare vita e lavoro dal momento che è stato osservato che il lavoro agile comporta la rimodulazione della dinamiche orarie e della gestione dei carichi di lavoro.
Tra le ipotesi al vaglio del ministero c’è anche quello di fissare, tramite contratto nazionale, delle quote percentuali per lo smart working. Una dinamica che di fatto le realtà aziendali più strutturate stanno già attuando e che prevede l’alternanza sia tra ufficio e casa durante la settimana lavorativa sia tra i diversi gruppi di lavoro interni, in modo tale da garantire le misure di distanziamento sociale interne all’azienda.
Simone Fausti