La proposta ad alcuni ex pazienti della catena di cliniche odontoiatriche sull’orlo del fallimento. Intanto si attende il pronunciamento del Tribunale di Milano sulla richiesta di concordato preventivo.
Tornano ad accendersi i riflettori sul caso Dentix, la nota catena di cliniche odontoiatriche che non ha più riaperto i battenti dopo il periodo di lockdown ed è ora sull’orlo del fallimento. In attesa del pronunciamento del Tribunale di Milano sul concordato preventivo chiesto dalla multinazionale – previsto per novembre – alcuni clienti hanno intanto ricevuto una prima risposta in merito alla richiesta di rimborso, da parte di una delle banche cui Dentix si appoggiava per la concessione dei finanziamenti necessari per le prestazioni odontoiatriche. Ma non si tratterà di un rimborso in denaro, bensì della possibilità di proseguire le cure, interrotte ormai da mesi, per le quali gli ex pazienti Dentix stanno continuando a pagare il finanziamento.
Deutsche Bank lo ha reso noto attraverso una lettera indirizzata ai clienti, specificando di voler proporre il completamento delle cure dentistiche presso “altra struttura medica specialistica e di adeguato standing” scelta dallo stesso istituto di credito e senza alcun tipo di onere aggiuntivo a carico del cliente. “La fattispecie non integra un’ipotesi di grave inadempimento del fornitore”, scrive la banca, motivando così il diniego alla richiesta di chiusura dei finanziamenti che permangono pienamente operativi. Dirottare le cure presso un’altra struttura diventa, a questo punto, una scelta praticamente obbligata per cercare di contenere il danno, sia sul fronte sanitario – con le cure ancora in sospeso – che su quello economico.
Una situazione che accomuna numerosi pazienti odontoiatrici che avevano scelto di farsi curare presso i centri Dentix dislocati sul territorio nazionale, 57 in totale, di cui quattro a Milano. A seguito delle limitazioni legate all’emergenza sanitaria, tutti gli studi Dentix italiani avevano sospeso le attività e da allora sono rimasti chiusi, nonostante i dpcm successivi avessero dato il via libera alla riapertura. Inutili i tentativi dei pazienti di mettersi in contatto con le strutture, per loro nessuna risposta, solo un’interminabile attesa, prestazioni non svolte e rate mensili comunque da saldare. Una vicenda a tinte fosche che ha suscitato l’attenzione dei sindaci di Cinisello Balsamo e Monza, dove hanno sede due dei centri lombardi. Lo scorso luglio i due primi cittadini avevano inviato una lettera congiunta al presidente Attilio Fontana con l’obiettivo di sensibilizzare la Regione sul caso Dentix, auspicando un intervento a difesa della salute dei cittadini e per la tutela delle centinaia di lombardi coinvolti: “Per quanto consapevoli del fatto che si tratti di contenzioso tra privati e non sia materia di nostra competenza, non possiamo non schierarci dalla parte dei nostri cittadini che in più occasioni si sono rivolti a noi vista l’impossibilità di mettersi in contatto con il centro odontoiatrico”, avevano spiegato Giacomo Ghilardi e Dario Allevi, preoccupati per le ripercussioni non solo sanitarie legate alle prestazioni non concluse, ma anche per il risvolto economico della vicenda. Risvolto che riguarda anche i dipendenti dei centri interessati, attualmente cassintegrati, e sui quali pesa una grossa incognita sul futuro.
Micol Mulè