L’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza: il 56% delle imprese ha oltre il 75% dei dipendenti in smart working. Bocciati dall’86% delle aziende gli aiuti del Governo. Barbieri: fondamentale proseguire sul tema della liquidità.
Un’impresa su tre a rischio chiusura entro il 2020, con Milano in testa come città più colpita. Complice l’insufficienza dei sostegni finora ricevuti dal Governo per superare l’emergenza Covid, bocciati dall’86% di imprese e professioni del terziario, in particolare dei settori commercio, turismo e servizi. Questo è lo spaccato, fortemente critico, che emerge dall’indagine di aggiornamento realizzata da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza su un campione di 962 imprese che hanno risposto al sondaggio.
Dall’analisi dei dati risulta che sono soprattutto le piccole imprese ad essere maggiormente investite dalla crisi e quindi a rischio di chiudere l’attività entro la fine di quest’anno. Ed è Milano città a registrare il dato più alto (34%) rispetto all’area metropolitana milanese (24%), segue Monza e Brianza (28%) e chiude Lodi con il 25%. Commercio autoveicoli, ambulanti, servizi alle imprese le categorie che si ritengono più esposte al rischio chiusura. Se l’86% boccia, perché insufficienti, gli aiuti finora ricevuti dal Governo, per alcune categorie questo giudizio diventa particolarmente critico: parliamo di agenzie di viaggio e ingrosso alimentare (100%), seguono gli ambulanti con il 97%, ricettività (94%) ed infine ristorazione con il 90%. Inoltre le aziende segnalano ritardi per quanto riguarda la cassa integrazione, tra quelle che ne hanno fatto richiesta ci sono infatti ancora situazioni aperte con risorse non ricevute per i mesi di marzo (5%), aprile (7%) e maggio (19%).
Sul fronte del fatturato si assiste a piccoli segnali di risveglio, ma non sufficienti per consentire uno sguardo positivo sul futuro delle imprese. Tra gennaio ed agosto si è mediamente ridotto del 45% e, sebbene la previsione settembre-dicembre sia in miglioramento, resta comunque negativa a -37%. Le categorie maggiormente in difficoltà si confermano quelle turistiche che registrano un calo del 88% fino ad agosto ed una previsione di perdita per gli ultimi mesi dell’anno dell’87% per le agenzie di viaggio, -75% per alberghi e attività ricettive nella finestra gennaio-agosto e -67% di previsione di perdita per settembre- dicembre. Forti sofferenze anche per gli ambulanti, trasporti e logistica e alcuni tipi di servizi alle imprese, tra cui organizzazione di eventi, noleggio, vigilanza, selezione del personale. Contrazioni di fatturato più forti a Milano – che registra un -50% per gennaio-agosto e -41% di previsione di perdita per settembre-dicembre – rispetto all’hinterland (-40% gennaio-agosto e -34% di previsione di perdita per settembre-dicembre), segue Lodi con -46% per gennaio-agosto e una previsione di calo del 38% per settembre-dicembre e chiude Monza e Brianza (-44% gennaio-agosto e -33% di previsione settembre-dicembre).
“Anche se ci sono minimi segnali di ripresa, il settore terziario è ancora in fortissime difficoltà con quasi 1 impresa su 3 a rischio chiusura. In questo contesto – afferma Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – l’utilizzo massiccio dello smart working tende a desertificare le città penalizzando un importante volano economico”. Il lavoro agile, infatti, si conferma largamente in uso tra le imprese che hanno aderito al sondaggio di Confcommercio. Per le attività che ne consentono l’attuazione, coinvolge oltre il 75% dei dipendenti per il 56% delle imprese, fra il 50 e il 75% per l’11% delle aziende, tra il 25 e il 50% dei dipendenti per il 9% e meno del 25% per il 24% delle imprese. E Barbieri avverte: “Va trovato al più presto un punto di equilibrio. Ma soprattutto va rafforzato il sostegno previsto dal Governo alle imprese ormai non più sufficiente per resistere alla crisi provocata da un’emergenza sanitaria non ancora risolta”.
Micol Mulè