Recovery Fund, come funziona?
Recovery Fund: Condizionalità maggiori di quelle dell’odiato Mes. L’esecutivo intanto lascia intendere che è suo obiettivo prorogare i bonus per tre anni, aumentare le buste paga ai dipendenti e abolire il contante.
“Una valanga di miliardi” dicono alcuni. Indubbiamente si tratta di una cifra ragguardevole, 209 miliardi solo per l’Italia. Tant’è che persino il Presidente del Consiglio in visita ad una scuola di Norcia ha detto: “Se perderemo questa sfida avrete il diritto di mandarci a casa”.
Peccato che la gran parte dei quattrini stanziati dalla UE sono soldi che dovranno essere restituiti e che intanto contribuiscono fortemente all’aumento del debito pubblico di cui l’Italia vanta la seconda posizione in Europa, ma pare che molti se ne dimentichino.
Pare anche che i grillini non si siano accorti che il Recovery Fund richiede condizionalità ancora maggiori di quelle del tanto odiato Mes, ma vediamolo di seguito.
Per far fronte all’emergenza Coronavirus, l’Unione Europea ha messo a disposizione complessivamente 750 miliardi. Le prime risorse verranno distribuite a partire dal prossimo anno.
Tutti questi denari rientrano nel piano del Recovery Fund o Next Generation EU, come lo ha battezzato la Commissione europea. Il piano è stato definitivamente approvato dal Consiglio europeo del 21 luglio. I 750 miliardi derivano da un incremento di bilancio temporaneo, mediante nuovi finanziamenti sui mercati finanziari. 390 miliardi sono a fondo perduto e gli altri 360 sono prestiti. L’Italia beneficerà di circa 65,5 miliardi a fondo perduto, di cui 45 miliardi nel 2022 e i restanti 20,5 miliardi nel 2023.
Altri 127,4 miliardi saranno erogati sotto forma di prestito e i restanti 16 miliardi (dei 209 di cui l’Italia complessivamente beneficia) verranno canalizzati tramite altre operazioni europee anti-crisi tra cui React Eu, sviluppo rurale, Just transition fund.
Per potervi accedere ciascun stato membro dovrà inviare alla Commissione i Piani di ripresa e di resilienza entro fine aprile 2021, che dovranno ispirarsi alle Linee Guida definite dalla stessa Commissione. Le principali sono: sostenibilità ambientale, equità, stabilità macroeconomica e produttività. Inoltre, almeno il 20% degli investimenti dovrà essere utilizzato per la “transizione digitale” e non meno il 37% per il “green”.
Il Governo ha annunciato che è sua intenzione far pervenire tali documenti all’inizio del prossimo anno, dando seguito all’appello della Commissione di farsi intanto esaminare dei piani preliminari, già a partire da metà ottobre.
Dopo aver presentato il piano di ripresa e di resilienza, si dovrà attendere l’approvazione definitiva e a maggioranza definitiva del Consiglio Ecofin. Considerando otto settimane di analisi per la Commissione e 4 settimane per l’approvazione da parte del Consiglio Ecofin, il via libera arriverà dopo circa 3 mesi dalla presentazione del piano. Solo arrivati a questo punto, sarà possibile accedere al 10% del finanziamento globale, come specificato dal ministro per gli Affari europei Amendola.
Per ciò che concerne il versante della produttività, uno degli obbiettivi indicati dalla Ue, i propositi del Governo sembrano alquanto deludenti.
Per adesso, tra le intenzioni dell’esecutivo, e di riflesso del Parlamento, parte dei finanziamenti sarà utilizzato sicuramente per la proroga a tre anni del sisma bonus e del superbonus, per l’aumento delle buste paga ai lavoratori mediante detassazione degli aumenti, per lo stop all’uso del contante.
Andrea Curcio