Parliamo di bonus casa. La detrazione può essere utilizzata direttamente dall’utente o essere ceduta ad un altro soggetto. Ma cosa conviene di più?
L’utilizzo diretto ed esclusivo della detrazione in capo all’utente permette di sfruttarne tutto il valore nominale, ma in un arco temporale medio-lungo.
Chi invece la vende, monetizza subito ma perde qualcosa (circa il 20%).
Per ciò che concerne il superbonus, che viene recuperato in cinque anni, molte volte la cessione è una soluzione obbligata, se non si ha un Irpef abbastanza capiente.
La detrazione può essere ceduta presso istituti di credito, assicurazioni o anche alle Poste. Gli operatori, addetti a tale procedura, ipotizzano che il mercato farà aumentare il prezzo di acquisto. Tra gli oneri da mettere in conto, c’è l’apertura obbligatoria di un conto corrente. Con l’occasione, verranno proposti al cliente anche altri prodotti finanziari.
Se nell’arco temporale della detrazione, la casa su cui è stata eseguita la ristrutturazione venisse venduta, il credito passa al nuovo acquirente, ma le parti possono stabilire, in sede contrattuale, che rimanga in capo all’ex proprietario.
Se invece il beneficiario diventasse nel tempo incapiente o semplicemente passa al regime forfettario, il credito d’imposta potrà essere ceduto anche in annualità successive.
Un’alternativa è rappresentata dal cosiddetto prestito ponte, ovvero chi non volesse pagare interamente i lavori di tasca propria, ha la possibilità di farsi anticipare dalla banca il corrispettivo della cessione per il credito d’imposta. Il costo del finanziamento ammonterebbe ad un Taeg dell’ordine del 2,5-3% su base annua.
La soluzione del prestito ponte è funzionale per chi ha un progetto di investimento ed è già abbastanza “tirato” per via del mutuo.
Andrea Curcio