Le stime del governo sugli scenari di ripresa per l’anno prossimo
Lunedì sera il consiglio dei ministri ha approvato la Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza e ora la Nadef è attesa in Parlamento. Questa volta però la situazione è differente poiché vengono illustrate due prospettive molto diverse rispetto alle possibilità di crescita del Paese, a seconda di cosa succederà nelle prossime settimane. L’avvio di un secondo lockdown cambierebbe drasticamente le carte in tavola.
Il dato più impressionante riguarda il 2020 che, principalmente a causa del covid, si chiuderà con +194 miliardi di euro di debito pubblico rispetto al 2019. Tuttavia, proprio per cercare di stimolare la ripresa, quest’anno l’Unione Europea ha sospeso i vincoli di bilancio e dunque il governo si prepara ad un’importante manovra espansiva per il 2021 a cui si aggiungeranno le risorse del Recovery Fund che, se non ci saranno troppi intoppi, dovrebbero arrivare nella seconda metà dell’anno prossimo.
Per i primi mesi del 2021 dunque, l’Italia può contare solo sulle sue risorse e il discrimine riguarda il come verranno spesi i soldi a bilancio: quali misure verranno finanziate per sostenere la ripresa collettiva?. Ecco che la Nadef, nella sua stesura attuale, mette luce su tale interrogativo. Gran parte delle risorse iniziali infatti saranno destinate a rifinanziare misure già in vigore quali ammortizzatori sociali, bonus, decontribuzione per le imprese del meridione a cui si aggiunge il rilancio di Impresa 4.0.
Come riportato dal Sole24Ore, l’obiettivo è raggiungere 45 miliardi di crescita extra nel prossimo triennio, puntando anche su un rilancio degli investimenti privati che in questo arco temporale si prevede saliranno del 27%. Come riportato dal ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, “abbiamo definito una strategia economica che punta a far ripartire il Paese con più crescita, investimenti, lavoro. Grazie anche ai fondi europei, disegniamo l’Italia del futuro da lasciare ai nostri figli: più verde, più digitale, più giusta e inclusiva”.
Questi gli obiettivi in caso di scenario stabile, cioè nel caso in cui non vi sia una ricaduta da covid-19 con una forte impennata di contagi che costringerebbe le varie regioni a chiudere un grande numero di attività. In caso però la curva cresca esponenzialmente nelle prossime settimane e dunque il Paese torni in una situazione simile a quella di marzo, si stima che il Pil alla fine dell’anno potrebbe calare di 10,5% (contro il -9% attuale) e salire dell’1,8% nel 2021, ben al di sotto della previsione ottimistica in cui spera Palazzo Chigi che si attesta al 5,1% per l’anno prossimo. Questo dunque lo scenario peggiore.
I provvedimenti delle istituzioni e gli atteggiamenti dei cittadini incidono in parte sull’andamento della pandemia in Italia che obbliga il Paese a vivere in uno stato di incertezza riguardo al prossimo futuro. Motivo per cui questa volta è necessario che le risorse stanziate vengano utilizzate nella maniera più efficace possibile. Anche se alcuni passaggi della Nadef fanno sorgere qualche dubbio, come quando viene affermato che “la riforma fiscale si finanzierà strutturalmente con il contrasto all’evasione fiscale e con una riforma del sistema delle detrazioni e dalla tassazione ambientale”. Una frase sibillina che fa pensare ad aumenti della pressione fiscale in futuro soprattutto in certi settori.
Simone Fausti