Il settore prova a rilanciare dopo il nuovo dpcm che ha disatteso le aspettative. Fedez ai colleghi: creiamo un fondo per le maestranze con gli anticipi dai tour.
Avevano riempito piazza Duomo con 500 flightcase vuote per rappresentare la mancanza di lavoro che investe il mondo dello spettacolo nella speranza di riuscire ad attirare l’attenzione del Governo sulla crisi del settore, praticamente fermo da oltre 7 mesi. “Un unico settore, un unico futuro” era lo slogan che ha accompagnato il flash mob dei 1300 lavoratori portavoce dei quasi 600mila di tutta la filiera legata agli eventi, le cui richieste sono rimaste tuttora inascoltate da parte del Governo.
L’ultimo dpcm, appena varato, delude anche le legittime aspettative del settore, che a gran voce aveva chiesto di rivedere le norme, giudicate “troppo limitanti e difformi territorialmente” perché il comparto possa ripartire in modo serio e strutturato, rendendo economicamente sostenibile ogni evento di medie e grandi dimensioni. Confermate tali e quali al precedente dpcm le capienze per gli spettacoli, uno dei punti sui quali si era andati in pressing sul Governo, nel tentativo quantomeno di raggiungere un accordo che tenesse in considerazione le dimensioni della location, definendo una percentuale di capienza in rapporto allo spazio e non un numero fisso di persone indipendentemente da esso. Una proposta di buonsenso, eppure nel testo si legge ancora un limite 1.000 persone per gli eventi all’aperto che scende a 200 per gli spettacoli al chiuso. Numeri che impediscono non solo una reale ripartenza di tutta la filiera dello spettacolo, ma ne mettono in discussione la stessa sopravvivenza.
Ne è convinto anche Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, storica società organizzatrice di eventi legati allo spettacolo, che dal suo profilo Facebook ha esposto alcune considerazioni: “Da chi è sul palco a chi ha una galleria d’arte, da chi fa il tecnico a chi danza, da chi scrive o fotografa di Spettacoli dal Vivo a chi gestisce spazi per lo stesso, tutti senza prospettive a breve, medio e lungo termine – scrive – bisogna modificare questa situazione senza se e senza ma, nel rispetto di cautele razionali e pratiche”. L’obiettivo è riuscire a sollecitare azioni che consentano una ripartenza reale, non soltanto sulla carta come finora è accaduto, e in questa direzione va il protocollo dedicato agli spettacoli al chiuso, che Barley Arts sottoporrà, insieme all’associazione Slow Music, all’attenzione del Governo. Cuore del protocollo, come ha spiegato dalle colonne de Il Giorno, un sistema di “test-lampo” dall’esito immediato – attualmente al vaglio dei medici per capire quale sia il più efficace – cui sottoporre gli spettatori prima dell’ingresso all’interno della struttura che ospita l’evento.
Nel frattempo, c’è chi passa direttamente ai fatti. È il caso di Fedez, al secolo Federico Lucia, che in occasione della manifestazione dello scorso sabato ha lanciato via social ai suoi colleghi la proposta di destinare il loro “anticipo minimo garantito” per istituire un fondo destinato ad aiutare tutte le maestranze della musica. “Io stesso che devo discutere il mio contratto di booking, metto a disposizione il 100% del mio anticipo dai tour per il fondo – ha detto – Se tutti gli artisti mettessero da parte il loro anticipo porteremmo un po’ meno parole e un po’ più di concretezza”.
Micol Mulè