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    Milano: i ristoratori dicono NO al coprifuoco

    Milano: i ristoratori dicono NO al coprifuoco

     

    “Sarà la morte”, è il grido d’allarme della categoria che teme perdite fino al 70% del fatturato. La protesta oggi si sposterà sotto il Palazzo della Regione e in serata, alle 23.01, di nuovo sotto la sede della Regione e davanti a Palazzo Marino.

    Si sono dati appuntamento sotto Palazzo Lombardia per dire no al coprifuoco a partire dalle 23, disposto dalla Regione. Così una cinquantina di ristoratori ha pensato di manifestare la propria contrarietà alla misura restrittiva che impone la chiusura anticipata dei locali lombardi come ulteriore strumento necessario al contenimento dei contagi, in preoccupante crescita in modo particolare nel capoluogo e hinterland.

    Ma i ristoratori non ci stanno: “Sarà la morte”, gridano a gran voce sotto gli uffici della Regione. Un provvedimento giunto proprio adesso che il settore aveva lentamente cominciato a risollevarsi dopo il periodo di lockdown che aveva fatto registrare perdite ingenti, con lo spettro della chiusura definitiva per numerose attività. Senza contare le spese sostenute nel frattempo per adeguare i locali secondo le norme di distanziamento previste dai protocolli, per le sanificazioni e l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale oltre che per i test per il personale a Milano.

    Tra i cinquanta ristoratori c’è anche Paolo Polli, noto alle cronache per essere stato multato lo scorso 6 maggio durante il sit-in di protesta all’Arco della Pace cui fece seguire lo sciopero della fame: “Adesso siamo stanchi veramente – ha detto – Chiudere alle 23 e non alle 24 non ha senso. È una scusa per non darci i rimborsi, invece si dovrebbero intensificare i controlli della movida”.

    La preoccupazione è tanta anche per l’effetto deterrente che il provvedimento potrebbe provocare nei potenziali clienti, sottolineano alcuni manifestanti, che già hanno registrato un aumento delle cancellazioni dei coperti prenotati per il week end e per i giorni a seguire legati ai nuovi orari imposti dall’ordinanza. “In realtà dovremo chiudere prima delle 23 – osserva uno di loro – saremo costretti a cacciare i clienti almeno un’ora prima per essere a casa tutti all’orario stabilito”, perdendo di fatto il turno serale delle 21.30.

    La richiesta alle istituzioni è chiara, andare incontro al settore con misure che possano realmente sostenere l’occupazione e scongiurare il fallimento: “Le misure prese fino a questo momento sono troppo penalizzanti per il settore – sottolinea Alfredo Zini, ristoratore e coordinatore di Ho.re.ca. – in questi due giorni, dall’ultimo decreto di Conte, il calo del fatturato è stato del 90% in quasi tutte le attività di Milano legate alla ristorazione, vuoi per il potenziamento dello smartworking, vuoi per la paura di uscire dovuta all’aumento dei contagi, con i nuovi orari stimiamo una perdita del 70%”.

    Ma guai a parlare di assistenzialismo: “Noi vogliamo lavorare e chiediamo di pagare il giusto – è la proposta di Zini – Se lavoriamo al 30/40% che ci sia una riduzione sostanziale di tutti quei tributi locali, tasse e contributi in modo tale da poter garantire un futuro alle nostre imprese e ai nostri lavoratori”.

    Intanto per questo pomeriggio è stata convocata una manifestazione alle 16,00 davanti al nuovo Palazzo della Regione, e allo scattare del coprifuoco, i più temerari sfideranno le restrizioni dandosi appuntamento sia sotto Palazzo Marino che sotto gli uffici di Regione Lombardia.

    Micol Mulè

     

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