Lo studio: i test d’ingresso predicono la carriera universitaria
Chi ha un punteggio basso in genere arranca o abbandona gli studi, mentre chi ottiene un punteggio alto avrà una carriera universitaria brillante
Uno studio di 68 pagine messo a punto dal Consorzio Interuniversitario Sistemi Integrati per l’Accesso (CISIA) evidenzia come il punteggio del test di ingresso universitario possa avere in molti casi natura predittiva. Il report è stato presentato ieri in un convegno organizzato con le Conferenze di Ingegneria ed Economia. Presente anche il Ministro dell’Università Gaetano Manfredi.
Il CISIA, che oggi conta 53 atenei aderenti, quest’anno ha erogato 253 mila prove e coinvolto circa 210 mila studenti, di cui una parte, in forte incremento, proveniente da paesi stranieri.
Lo studio mostra che il 70% degli studenti che svolgono il test, si iscrivono a Scienze dell’Economia o della gestione aziendale, mentre il restante 30% va verso altre strade.
Il 43% degli immatricolati ad Economia ha un diploma di liceo scientifico, il 23% proviene da un istituto tecnico o professionale e solo il 13% ha conseguito la maturità classica.
Ma la cosa più interessante che si evince dallo studio è la natura predittiva del test per ciò che concerne la carriera universitaria. Le matricole che hanno superato il test con un punteggio superiore a 24, al primo anno conseguono in genere 40 crediti formativi, mentre quelli che hanno ottenuto il minimo al test, generalmente non riescono ad avere più di 20 crediti e il 40% di essi non dà nemmeno un esame.
Da questi risultati si possono ricavare due conclusioni. La prima riguarda l’utilità dei test nelle scelte per il post-diploma, considerato che c’è un 15% di matricole che non porta a termine gli studi e un 8% che cambia il proprio percorso universitario tardivamente.
La seconda considerazione riguarda la possibilità in capo agli atenei, di istituire dei pre-corsi o corsi di recupero per chi fosse insoddisfatto del risultato del test di selezione.
Sostanzialmente i test possono essere utili in qualche misura a prevedere le inclinazioni dei neo-diplomati, indirizzandoli in anticipo verso scelte giuste per la propria carriera, che sia universitaria o meno.
Andrea Curcio