La Confederazione Nazionale dell’artigianato evidenzia una grave mancanza nel nuovo decreto governativo.
Il decreto ristori prevede un contributo che varia principalmente in base al codice ateco di riferimento della propria attività. Gualtieri ha assicurato l’erogazione dell’importo entro la metà di novembre per chi aveva già ricevuto un indennizzo nei mesi scorsi, nel frattempo sono uscite alcune stime sull’entità del supporto che le imprese dovrebbero ricevere. Secondo le analisi del Sole24Ore, per esempio, un ristorante che fattura fino a 400mila euro dovrebbe ottenere in media un indennizzo pari a 5.173 euro, mentre per un bar con un simile giro di affari il contributo dovrebbe attestarsi attorno a una media di 2.941 euro.
I tecnici dei ministeri hanno messo mano al provvedimento allargando la platea delle partite Iva potenzialmente beneficiarie del supporto di Stato che al momento conta circa 462mila soggetti, contro una prima ipotesi che parlava di 350mila soggetti. Costoro saranno destinatari di 2,44 miliardi di euro. Nel frattempo il premier Conte ieri ha parlato alla Camera, sottolineando che il governo era consapevole dell’impatto delle restrizioni del nuovo dpcm sulle attività commerciali, produttive, culturali e sportive. Il presidente del Consiglio quindi ha rivendicato la scelta del governo “come una decisa e qualificante scelta di politica economica e sociale” evidenziando come il Decreto ristori rechi “un insieme di interventi che forniscono un sostegno immediato, consistente e aggiuntivo rispetto a quello predisposto all’inizio della pandemia e nei mesi scorsi”. Ma sono bastate poche ore che sono subito sorte le prime incongruenze.
La Confederazione Nazionale dell’artigianato ha pubblicato una nota in cui denuncia una grave mancanza. Secondo la Cna, oltre 100mila imprese del mondo della ristorazione sono state “inspiegabilmente escluse” dagli indennizzi del Decreto ristori. La stessa confederazione, durante un incontro con il presidente del Consiglio, aveva indicato che le attività coinvolte direttamente e indirettamente dalle nuove restrizioni sono oltre un milione.
Per quanto riguarda il settore della ristorazione, dal nuovo decreto risultano escluse tutte le imprese che svolgono l’attività di somministrazione quali: pizzerie al taglio, gastronomie, rosticcerie, piadinerie. La Cna si augura che tale errore sia semplicemente “una banale ma grave svista e che l’esecutivo porrà rimedio con tempestività” . Allo stesso tempo si invita il governo a un confronto con le associazioni datoriali al fine di ampliare l’intervento comprendendo per esempio anche le filiere più colpite dalla pandemia e altre realtà: “un lungo elenco, di oltre 100mila attività, che comprende ad esempi bar turistici, tinto lavanderie, fotografi che non possono essere ignorate”.
Simone Fausti