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    Aspiranti avvocati, il calvario dell’abilitazione per lo stop agli esami

    Dopo la laurea un giovane che aspira alla carriera forense perderà ancora tre anni, causa slittamento delle prove

     

    Il nuovo dpcm prevede, tra le altre cose, la sospensione di tutte le prove per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, tra cui l’avvocatura.

    Oggi i giovani laureati in legge che vogliono intraprendere la carriera forense si trovano in una situazione molto complicata. Per acquisire l’abilitazione potrebbero impiegare due o tre anni in più rispetto alla norma.

     

    Lo stop a tutte le prove scritte e orali si protrarrà almeno fino al 3 dicembre, rendendo ancora più lunga la strada per l’accesso alla carriera da parte di tantissimi giovani interessati. Anche se le date delle prove scritte sono previste per il 15,16 e 17 dicembre, c’è il rischio concreto che le nuove norme del dpcm vengano prorogate.

     

    Uno dei membri direttivi del Comitato per l’esame da avvocati avverte che un giovane laureato nell’anno 2019 non potrà accedere alla professione prima dell’anno 2023.

    Già la sessione di esami dello scorso anno aveva subito un duro colpo causato dall’impennata dell’epidemia, prima con il lockdown e poi con una ripresa andata molto a rilento.

    La Corte d’Appello di Milano ha ripreso le valutazioni a fine settembre, quella di Napoli ad ottobre. Senza contare i disagi derivanti dagli obblighi di quarantena che hanno coinvolto alcune commissioni. Oggi arriva un nuovo stop.

     

    Il percorso per diventare avvocati è stato l’unico rispetto alle carriere che prevedono degli esami, come i commercialisti, gli ingegneri, che non ha subito variazioni per facilitare modalità e tempi per l’accesso alla professione. Tutte le prove devono essere rigorosamente in presenza e non si ammettono deroghe.

    Il Consiglio nazionale forense, pur mostrando aperture sulla possibilità di correggere le prove in remoto e suggerendo l’impiego di altri spazi per lo svolgimento delle prove in sicurezza, è contrario alla conversione degli esami in un’unica formula orale.

     

    Tutto questo comporta per i giovani aspiranti avvocati un plus di costi da sostenere. Infatti parecchi di loro, incerti sull’esito dell’orale della sessione 2019, hanno deciso di iscriversi nuovamente in via cautelativa alla sessione 2020, generando una sovrapposizione anomala.

     

    Andrea Curcio

     

     

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