Mentre la politica romana decide su quante briciole destinare a risarcimento per le chiusure dovute all’incapacità di gestire l’epidemia Covid, il Circolo delle Imprese punta sul futuro di Milano.
Pare un paragone eccessivo, ma lo spirito è precisamente questo. A questa pandemia si possono dare risposte estemporanee e reattive, oppure programmare sul lungo termine il rilancio. Il Circolo ha scelto la seconda opzione e ha deciso di dotarsi di un Centro Studi, sotto la guida del Prof. Fabio Papa, docente universitario di caratura Europea. Primo obiettivo: capire come sarà la Milano che verrà. Ce ne parla il presidente del Circolo delle Imprese, Alessandro Fiorentino:
“Di fronte a scelte di brevissimo respiro del governo, la domanda che ci viene dai nostri associati è sempre la stessa: cosa succederà da qui ad un anno? L’imprenditore non può vivere alla giornata. Ha bisogno di informazioni, analisi e visione. In molti li forniscono, ma in pochi lo fanno con in mente le PMI. Così producono report accademici accurati, approfonditi e di centinaia di pagine. Strumenti utilissimi, ovviamente. Ma per accademici e grandi aziende. Il piccolo imprenditore, ossatura e vanto del nostro paese, ha bisogno di altro.
Vuole strumenti agili, chiari e che rispondono a domande pratiche. Lo abbiamo visto anche grazie all’esperienza di questo giornale: chi vive in trincea non ha tempo per gli aggiornamenti geopolitici, vuole solo sapere come vincere la battaglia in cui si trova. Così abbiamo deciso di fare un Centro Studi nuovo pensato proprio per questo: strumenti agili, dritti al punto, ma sempre concepiti con rigore scientifico e accurati”.
Il primo smart paper tratta di Milano. Perché? Perché la crisi sta avendo gli effetti trasformativi più forti nel capoluogo lombardo. Gli asset che negli ultimi dieci anni si sono affermati infatti (agricoltura, aziende di servizi e ristorazione) sono quelli più colpiti dal virus. Anche il settore delle costruzioni ne sta risentendo, come conseguenza diretta della perdita di forza locomotrice del resto. I settori che potrebbero portarla fuori dal baratro, manifattura tradizionale e digitale, artigianato 4.0 e innovazione dove sono finiti?
Da questa domanda parte l’analisi, come si concluda ce lo dice sempre il Presidente Fiorentino:
“Milano dal 2011, prima di Expo, durante e dopo, ha provato a diventare una capitale turistica. È stato bello, finché è durato. Quando è terminata la festa ci siamo resi conto dell’infinita fragilità di questa incarnazione della città. Era una Disneyland che produceva profitti per tutti. Alla prima tempesta ci siamo accorti che era fatta di cartapesta. La city delle 52 week, dei congressi, dei Navigli si è risvegliata senza più linfa vitale. E ora deve ricostruirsi. A partire dalla sua attrattività per le imprese.
Milano è una città strategica, ma con troppi vincoli per chi produce. Dall’accessibilità, alla viabilità fino ai costi di costruzione e riconversione delle attività. Ma soprattutto finora è stata squilibrata, completamente concentrata sull’attrarre turisti. Il futuro è tornare con i piedi saldamente per terra e recuperare il valore del duro lavoro per ottenere risultati duraturi. È, fondamentalmente, l’ora di chiudere la città imbruttita e tornare a costruire la bellezza di una città operosa. Una Milano fieramente borghese, consapevole delle difficoltà, ma con l’orgoglio di chi ne ha superate tante e non si fermerà nemmeno davanti a questa”.
Lo smart paper verrà presentato Giovedì 19 Novembre su Zoom alle 21. A breve i dettagli per l’iscrizione.
Luca Rampazzo