La situazione di degrado urbano e sociale negli alloggi popolari a rischio esplosione. I commercianti: Si risparmia anche sull’essenziale.
Se l’incertezza sul futuro si percepisce dall’agitazione sociale che anima le sempre più numerose manifestazioni di piazza dell’ultimo periodo, ci sono quartieri di Milano dove le preoccupazioni diventano una realtà tangibile, ben oltre la semplice percezione. Bastano 10 minuti per allontanarsi dalle vie ordinate del centro città ed essere catapultati in un contesto borderline, già noto per i suoi annosi problemi, ora esacerbato dalla crisi.
È il quartiere Molise-Calvairate, famoso per il complesso di case popolari nel trapezio tra piazzale Insubria, viale Molise e piazzale Cuoco, dove convivono l’anima residenziale insieme a quella refrattaria alle regole, spesso oltre i limiti della legalità. Costruito tra il 1933 e il 1938 sul progetto di Cesare e Maurizio Mazzocchi, il complesso di alloggi popolari è noto da anni per essere un centro di degrado urbano e sociale che rischia di esplodere per gli effetti dell’emergenza sanitaria.
Qui sono i commercianti ad essere l’osservatorio privilegiato della crisi economica. Nel quartiere si sbarca il lunario, il movimento della clientela non manca perché la gente non è più intimorita come durante il primo lockdown ed esce di casa senza porsi grossi problemi. Però le spese cominciano a ridursi. In una zona non certo ricca, si risparmia su tutto, arrivando a tagliare persino sull’essenziale. Il panettiere di quartiere conosce ormai da anni i suoi clienti, sa che molti di loro hanno perso il lavoro o attendono da mesi la cassa integrazione che ancora tarda ad arrivare. E se prima ci si poteva concedere il lusso di una brioche o di una focaccia, adesso si acquista solo lo stretto necessario.
Già prima dell’emergenza Covid, il quartiere era caratterizzato da un’alta concentrazione di povertà – non solo economica – e il primo lockdown ha avuto l’effetto di esasperare molte situazioni di fragilità, creandone di nuove. In questo contesto ha giocato un ruolo determinante la macchina di aiuti costituita dalla rete di associazioni di volontariato e di quartiere che ha sostenuto le famiglie in difficoltà. Non solo aiuti alimentari, l’associazione Luisa Berardi con la collaborazione di Fondazione Rava e rete QuBi hanno fornito anche supporti tecnologici per consentire ai tanti ragazzi della zona di seguire le lezioni a distanza. Come in Giambellino-Lorenteggio, altra area borderline milanese, il Comitato Molise-Calvairate-Ponti ha istituito un fondo di solidarietà per raccogliere risorse da destinare alle numerose situazioni di fragilità del quartiere.
Ma c’è anche chi guarda al futuro e vede una speranza alimentata dall’aggiudicazione del vicino ex scalo di Porta Romana alla cordata guidata da Coima insieme a Convivio e Prada, per la realizzazione del villaggio Olimpico che ospiterà gli atleti che prenderanno parte ai Giochi invernali Milano-Cortina 2026. Un’opportunità di rilancio per il quartiere che diventerà, di riflesso, protagonista di una grande trasformazione urbana.
Micol Mulè