Decontribuzione per le assunzioni al Sud fino al 2029, rinnovo contratti a tempo determinato fino a marzo, stop all’accisa sulle sigarette e 400 milioni per il vaccino. Le ultime misure introdotte dall’esecutivo non soddisfano i sindacati del settore pubblico.
La manovra del governo prende forma e ad ogni passaggio si arricchisce. Ieri è stato convocato un nuovo Cdm ma già dopo il Consiglio dei ministri di venerdì scorso, il testo in esame è arrivato a 248 articoli tramite i quali sono state introdotte alcune novità. Tra le più significative c’è la proroga della possibilità di rinnovare i contratti a tempo determinato fino a marzo anche se forse la decisione più importante riguarda il Sud. Il governo infatti ha stabilito che la decontribuzione per le assunzioni nel Meridione sarà prolungata fino al 31 dicembre 2029, ma secondo un preciso meccanismo. L’agevolazione per contributi previdenziali versati fino all’ultimo giorno del dicembre 2025 sarà pari al 30% e andrà progressivamente a scalare: 20% per gli anni 2026 e 2027 e 10% per 2028 e 2029. Parallelamente è stato annunciato anche uno sgravio del 100% per l’assunzione delle donne.
Sul fronte sanitario sono stati stanziati 400 milioni di euro per il vaccino anti-Covid tramite un fondo istituito presso il ministero della Salute. A ciò si aggiungono 2 miliardi di euro in più per l’anno prossimo da destinare all’edilizio sanitaria al fine di ammodernare e ristrutturare diverse strutture comprese le residenze per anziani. Manca poco inoltre alla partenza del piano cashback che sarà esentasse e che rientra nel Piano Italia Cashless, un progetto fortemente voluto dall’esecutivo per incentivare gli italiani al ricorso di pagamenti non cartacei. Tra i provvedimenti cancellati invece ci sono l’aumento dell’accisa del 25% sulle sigarette elettroniche e la tassa sui money transfer.
Nel frattempo tuttavia sono sorte alcune proteste. In una nota congiunta, FP Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa (le sezioni riguardante le funzioni pubbliche dei sindacati) hanno fatto sapere che “su assunzioni e rinnovo dei contratti nella Pa in legge di bilancio non ci sono risposte adeguate”. Essi lamentano il fatto che “rispetto alle dichiarazioni del governo delle scorse settimane non si intravede quella svolta necessaria per i settori pubblici, né sul fronte rinnovamento della Pa né su quello del cambiamento”. Il motivo principale della contestazione riguarda il versante contrattuale: neanche in questo caso, prosegue la nota, “il governo ha scelto di investire sulla contrattazione per rilanciare una riforma urgente e necessaria del sistema di classificazione, un grande piano di riqualificazione del personale e i salari dei dipendenti che rimangono tra i più bassi d’Europa”. Per questa ragione è in programma uno sciopero del personale dei comparti sanità, funzioni locali e funzioni centrali del settore pubblico.
Nonostante la situazione emergenziale, la raffica di decreti sta facendo sorgere diversi dubbi sull’efficacia di così tanti contributi a pioggia da parte del governo che sembra riporre particolare fiducia in tale strumento. Eppure gli ultimi dati di Bankitalia dovrebbero suscitare qualche preoccupazione in merito. Ieri infatti è stato registrato un nuovo record per il debito delle amministrazioni pubbliche che a settembre ha raggiunto i 2.582,6 miliardi di euro, in aumento di 3,8 miliardi rispetto ad agosto. Nello specifico, il debito delle Amministrazioni centrali è cresciuto di 4,4 miliardi mentre quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 0,6 miliardi. Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, ha affermato che “ i soldi pubblici dovrebbero essere destinati solo alla salvaguardia della capacità produttiva del Paese e della capacità di spesa delle famiglie” motivo per cui bisogna porre fine “ai bonus a pioggia, dati a casaccio e senza una logica”.
Simone Fausti