Il primo semestre registra un calo del 20%. Tra i più colpiti il commercio, ma alcuni settori, inaspettatamente, vedono una crescita delle imprese.
Com’era del tutto prevedibile, i mesi di lockdown e la seconda ondata dell’emergenza sanitaria hanno provocato un pesante calo della produzione industriale dell’area milanese, che ha registrato un secco -20% nel primo semestre 2020. Eppure, guardando al sistema nel suo complesso, si cominciano a cogliere piccoli ma decisivi segnali di fiducia, con alcuni settori che vedono la comparsa di nuove imprese nel panorama economico milanese, registrando un aumento delle aziende attive rispetto allo scorso anno.
A dirlo è un rapporto del Dipartimento mercato del lavoro di Cgil Milano che ha incrociato i dati di Camera di Commercio e Istat per fornire uno spaccato della situazione attuale del mondo produttivo milanese. L’urto della crisi è stato inevitabilmente impattante sul sistema nel suo complesso, che però si è mostrato capace di reggere allo scossone provocato dall’emergenza sanitaria.
Secondo l’indagine, pubblicata da Il Giorno, due sono gli elementi chiave alla base della tenuta del sistema produttivo. Il primo fattore è da ascrivere alla lungimiranza degli imprenditori che cominciano a guardare con fiducia al futuro, come ha sottolineato anche il presidente di Unioncamere Lombardia commentando i dati su scala regionale relativi alla nascita di nuove imprese: “La crescita delle nuove iniziative imprenditoriali è un segnale importante – ha detto Auricchio – dopo la paralisi del lockdown sembra tornata la voglia di fare impresa”. Il secondo elemento sul quale hanno potuto contare le aziende, riguarda le misure a sostegno delle attività, in particolare quelle più colpite dalle chiusure, come ristori, cig e blocco dei licenziamenti.
Entrando nel dettaglio, emerge che il primo semestre 2020 registra un calo del 20% relativamente alla produzione industriale, trend negativo che è proseguito anche nei mesi seguenti a causa della seconda ondata dell’epidemia. Tra i settori maggiormente investiti dalla crisi rientra il commercio, con 1.251 imprese perse, pari all’1,6% di quelle di area milanese, che scendono così da 74.215 del 2019 a 72.946. In calo anche le aziende del settore agricolo, che perde 64 attività rispetto all’anno precedente.
Inaspettatamente, però, altri settori registrano una crescita che viene letta come segnale positivo e incoraggiante per il futuro. Bene la manifattura che annovera quasi 1000 imprese in più sul 2019, seguita dal settore dei servizi – che in area di Città metropolitana conta il maggior numero di addetti – che passa da 157.015 aziende a 157.233, chiudono le costruzioni con 97 imprese che si aggiungono al settore.
Sebbene non si sia registrato il tanto temuto effetto domino sulle chiusure aziendali, rimane tuttavia un’incognita sul futuro per quanto riguarda le esportazioni, ambito sul quale il sistema produttivo milanese è molto focalizzato e che vede Milano, in particolare, in grande difficoltà sugli ordinativi esteri, un campanello d’allarme da non sottovalutare.
Micol Mulè